Lacrime d'autunno
Lacrime d'autunno
Anche gli alberi piangono
credimi, li ho visti,
e le loro lacrime pungono
e come paion tristi!
Se vedi la resina sgorgare,
gettata fuori da una ferita,
è così facile per il tronco lacrimare
o anche le piante han la pace ambita
soltanto a primavera,
quando niun le percuote?
Forse ogni creatura spera
solo nel dolce vento che la scuote
e non vorrebbe pianger lacrime di foglie
ma suonare la più argentina melodia.
Forse son queste di ogni creatura le voglie:
del vento l'immortale compagnia,
del sole l'eterno bacio,
dei passeri le tenere danze
e mai darebbe un frutto marcio
e sarebbero ogni dì arricchite le sue speranze.
Niente resina che cola,
niente foglie in folle caduta,
mai il male da imparare a scuola
solo una vita appieno goduta.
Eppure in autunno tutto finisce
e le lacrime degli alberi si cristallizzano,
il grillo più non frinisce
e i passeri quasi si immobilizzano,
si continua a piangere
perché il mondo non conosce pace
e allora guerra e dolore, si mette a dipingere
e abbatte ciò che ai bimbi piace:
il bello e il giusto e il vero.
E campane di morte suonano
e grida strazianti e donne in nero
e nell'orrore anche i bimbi lacrimano.
L'autunno porta via l'ultimo sorriso
e nel gelido inverno
c'è chi ha solo un abito liso
e chi vive bene nel moderno
sguazzando in comodità
a spese dei piccoli.
Però guarda, più in profondità
perché la vita si nasconde nei noccioli,
piangono le povere creature
ma anche sulla neve splende il sole
e riesce ancora a dare scottature.
Vero, spesso viver duole,
ma alzate il capo teneri alberelli,
se d'autunno lacrimate
sapete che a primavera sarete belli,
se resina in abbondanza versate
sarà uno spettacolo di riflessi solari.
Non ho la risposta al dolore,
ma sono i respiri che paghiamo più cari
a lasciare l'impronta nel cuore.
Arriva la primavera,
non lasciatevi appassire
e affrontate l'esistenza, sebbene non sia mera;
ora è tempo di svanire, di arrossire
e cadere coperti dalla neve
ma giunge il giorno del dolce vento,
del tenero sole e del canto lieve.
Chissà quel misero soffio lento
che genera delle foglie l'ultima danza,
si sentirà forse in terribile colpa?
Resta l'opprimente coscienza
di chi ha un gran fardello in groppa,
di chi non piange in base alle stagioni,
di chi urla senza un cuore ad udirlo,
di chi non vuole sentir ragioni
e di chi ha il passato lacerato e non il filo per cucirlo.
Commenti
Posta un commento