“Chi sono io per giudicare?”) invita a farsi un giudizio.
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Bergoglio, una decisione senza precedenti nella storia della Chiesa
Danilo Quinto - 27 agosto 2018
“Non
dirò una parola su questo. Credo che il comunicato parli da sé. Avete
la capacità giornalistica per fare le conclusioni. Leggete voi
attentamente e fatevi un giudizio”.
E’
quanto ha detto Bergoglio sull’aereo che lo riportava in Italia
dall’Irlanda in merito al documento di mons. Viganò, già Nunzio
Apostolico negli Stati Uniti, diffuso a sua firma da “La Verità”,
sull’aereo che lo riportava in Italia dall’Irlanda.
Non dirà nulla. Che non dicesse nulla direttamente si poteva prevedere. Farà dire ad altri - e sta già avvenendo - che quel documento è frutto di risentimento, di vendetta, di fantasia magari o di una manovra orchestrata dagli ambienti tradizionalisti… così come farà dire ad altri che per mons. Viganò sarebbe necessaria una punizione… E’ già accaduto con la Correzione dei cardinali su “Amoris Laetitia”. Altri - per suo conto - hanno detto che lui aveva già risposto con la lettera ai Vescovi argentini che gli chiedevano un parere sulla loro interpretazione di quel documento. Lui ha taciuto e si è rifiutato, ripetutamente, d'incontrare il cardinale Carlo Cafarra, che molto probabilmente è morto per il dolore che provava per la situazione in cui versa la Chiesa e per il fatto di non averla potuto incontrare per due anni. Lui aveva tempo di telefonare a Pannella e Bonino, ma non d'incontrare Carlo Cafarra, cardinale di Santa Romana Chiesa. Questa volta, però, il non dire nulla è ancora più grave, perchè Bergoglio, con una decisione senza precedenti nella storia della Chiesa, ha affidato l’accertamento della veridicità della testimonianza di Viganò al giudizio e alle “indagini” dei giornalisti, non ad un’indagine canonica. Per mons. Viganò inizia così il “processo” sui media e si apre la “gogna mediatica”.
L'autore della frase più devastante che un pontefice abbia mai detto (“Chi sono io per giudicare?”) invita a farsi un giudizio. C'è da sorridere, se la situazione non fosse drammatica e sconvolgente.
C'è chi da anni - da figlio della Chiesa, Una, Santa, Apostolica e Romana, che appartiene solo a Cristo, che l'ha fondata e la difenderà sempre, ha espresso un giudizio sul suo pontificato, mettendo a confronto le sue dichiarazioni, le sue esternazioni, le sue interpretazioni, con la Parola di Cristo espressa nel Vangelo, dimostrando che la maggior parte delle volte egli ha espresso opinioni estranee e opposte a quella Parola. Come nel caso della litania sui migranti, ai quali non ha mai chiesto la conversione, disattendendo così l'origine del suo mandato (quello di “andare e ammaestrare tutte le genti”), fraintendendo dolosamente il messaggio evangelico sui “poveri” (che sono i “poveri nello spirito”) e sui “piccoli” (che sono i “piccoli nella fede”), ignorando, anche qui dolosamente, che le opere di misericordia corporale valgono men che zero se non accompagnate da quelle di misericordia spirituale.
C'è chi da anni sostiene che lui non è il male assoluto, perchè il male assoluto non esiste. Egli è colui che portando a compimento (come lui stesso ha affermato) l'opera devastante della prassi conciliare degli ultimi 50 anni - che ha riguardato anche i suoi predecessori - ha tentato di trasformare il Corpo Mistico della Chiesa in una Ong misericordiosa, che comprende il mondo, gli è servile e non lo giudica. Anzi, chiede perdono al mondo. Cristo non ha mai chiesto perdono del comportamento dei Suoi apostoli, che Egli stesso aveva scelto: l'hanno tradito tutti, a cominciare da Giuda e , nel momento del suo supplizio, sono tutti scappati.
La domanda alla quale rispose “Chi sono io per giudicare?” riguardava l'omosessualità. Siamo nel tema del documento di Viganò. Un documento agghiacciante per chi l'ha letto, che esprime sofferenza dalla prima all'ultima parola. Questo è il mio giudizio. Perchè quella testimonianza dimostra che nella Chiesa di Nostro Signore esiste una potentissima lobby omosessuale (questo è il vero problema, non la pedofilia, che semmai ne è una conseguenza), alla quale sono “iscritti”, direttamente o indirettamente, numerosi membri autorevoli della gerarchia cattolica, in ogni parte del mondo e nella Curia romana. Questo tumore non potrà essere debellato con le pur necessarie dimissioni di Bergoglio. Potrà essere combattuto, sul piano umano, con la loro testimonianza, dai tanti che sono rimasti fedeli al Salvatore, ma dovrà trovare - prima o poi - una risposta soprannaturale. A Dio basterebbe un batter di ciglia per eliminare queste nefandezze. Non lo fa ancora, perchè forse vuole che proceda questa grande opera di purificazione che è appena iniziata. Chi ha fede si sente smarrito ed è naturale. Può confortarlo il fatto che così si sentiva anche il profeta Elia, che si lamentò con Dio di essere rimasto solo, ma la nostra solitudine su questa Terra non è mai totale. Infatti, Dio gli rispose: «Ci sono altri settemila che non hanno piegato il ginocchio a Baal». Dove fossero questi settemila, non si sa, ma c’erano. Così, con questa certezza, si può continuare a rimanere fedeli a Nostro Signore, costanti e perseveranti nella fede, come ci invita a fare San Paolo, pronti a testimoniarla – apertis verbis e con coraggio – nei confronti di tutti coloro che le sono ostili, confidando ogni giorno nel Sacrificio di Nostro Signore e nella protezione di Maria Santissima, chiedendoci con umiltà, ogni momento della nostra vita, come rispondere alla domanda posta da Cristo: «In una certa città v'era un giudice, che non temeva Iddio né aveva rispetto per alcun uomo; e in quella città vi era una vedova, la quale andava da lui dicendo: “Fammi giustizia del mio avversario”. Ed egli per un tempo non volle farlo; ma poi disse fra sé: “Benché io non tema Iddio e non abbia rispetto per alcun uomo, pure, poiché questa vedova mi dà molestia, le farò giustizia, che talora, a forza di venire, non finisca col rompermi la testa"». E il Signore disse: «Ascoltate quel che dice il giudice iniquo. E Dio non farà egli giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui, e sarà egli tardo per loro? Io vi dico che farà loro prontamente giustizia. Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?».
(Luca 18,1-8)
Non dirà nulla. Che non dicesse nulla direttamente si poteva prevedere. Farà dire ad altri - e sta già avvenendo - che quel documento è frutto di risentimento, di vendetta, di fantasia magari o di una manovra orchestrata dagli ambienti tradizionalisti… così come farà dire ad altri che per mons. Viganò sarebbe necessaria una punizione… E’ già accaduto con la Correzione dei cardinali su “Amoris Laetitia”. Altri - per suo conto - hanno detto che lui aveva già risposto con la lettera ai Vescovi argentini che gli chiedevano un parere sulla loro interpretazione di quel documento. Lui ha taciuto e si è rifiutato, ripetutamente, d'incontrare il cardinale Carlo Cafarra, che molto probabilmente è morto per il dolore che provava per la situazione in cui versa la Chiesa e per il fatto di non averla potuto incontrare per due anni. Lui aveva tempo di telefonare a Pannella e Bonino, ma non d'incontrare Carlo Cafarra, cardinale di Santa Romana Chiesa. Questa volta, però, il non dire nulla è ancora più grave, perchè Bergoglio, con una decisione senza precedenti nella storia della Chiesa, ha affidato l’accertamento della veridicità della testimonianza di Viganò al giudizio e alle “indagini” dei giornalisti, non ad un’indagine canonica. Per mons. Viganò inizia così il “processo” sui media e si apre la “gogna mediatica”.
L'autore della frase più devastante che un pontefice abbia mai detto (“Chi sono io per giudicare?”) invita a farsi un giudizio. C'è da sorridere, se la situazione non fosse drammatica e sconvolgente.
C'è chi da anni - da figlio della Chiesa, Una, Santa, Apostolica e Romana, che appartiene solo a Cristo, che l'ha fondata e la difenderà sempre, ha espresso un giudizio sul suo pontificato, mettendo a confronto le sue dichiarazioni, le sue esternazioni, le sue interpretazioni, con la Parola di Cristo espressa nel Vangelo, dimostrando che la maggior parte delle volte egli ha espresso opinioni estranee e opposte a quella Parola. Come nel caso della litania sui migranti, ai quali non ha mai chiesto la conversione, disattendendo così l'origine del suo mandato (quello di “andare e ammaestrare tutte le genti”), fraintendendo dolosamente il messaggio evangelico sui “poveri” (che sono i “poveri nello spirito”) e sui “piccoli” (che sono i “piccoli nella fede”), ignorando, anche qui dolosamente, che le opere di misericordia corporale valgono men che zero se non accompagnate da quelle di misericordia spirituale.
C'è chi da anni sostiene che lui non è il male assoluto, perchè il male assoluto non esiste. Egli è colui che portando a compimento (come lui stesso ha affermato) l'opera devastante della prassi conciliare degli ultimi 50 anni - che ha riguardato anche i suoi predecessori - ha tentato di trasformare il Corpo Mistico della Chiesa in una Ong misericordiosa, che comprende il mondo, gli è servile e non lo giudica. Anzi, chiede perdono al mondo. Cristo non ha mai chiesto perdono del comportamento dei Suoi apostoli, che Egli stesso aveva scelto: l'hanno tradito tutti, a cominciare da Giuda e , nel momento del suo supplizio, sono tutti scappati.
La domanda alla quale rispose “Chi sono io per giudicare?” riguardava l'omosessualità. Siamo nel tema del documento di Viganò. Un documento agghiacciante per chi l'ha letto, che esprime sofferenza dalla prima all'ultima parola. Questo è il mio giudizio. Perchè quella testimonianza dimostra che nella Chiesa di Nostro Signore esiste una potentissima lobby omosessuale (questo è il vero problema, non la pedofilia, che semmai ne è una conseguenza), alla quale sono “iscritti”, direttamente o indirettamente, numerosi membri autorevoli della gerarchia cattolica, in ogni parte del mondo e nella Curia romana. Questo tumore non potrà essere debellato con le pur necessarie dimissioni di Bergoglio. Potrà essere combattuto, sul piano umano, con la loro testimonianza, dai tanti che sono rimasti fedeli al Salvatore, ma dovrà trovare - prima o poi - una risposta soprannaturale. A Dio basterebbe un batter di ciglia per eliminare queste nefandezze. Non lo fa ancora, perchè forse vuole che proceda questa grande opera di purificazione che è appena iniziata. Chi ha fede si sente smarrito ed è naturale. Può confortarlo il fatto che così si sentiva anche il profeta Elia, che si lamentò con Dio di essere rimasto solo, ma la nostra solitudine su questa Terra non è mai totale. Infatti, Dio gli rispose: «Ci sono altri settemila che non hanno piegato il ginocchio a Baal». Dove fossero questi settemila, non si sa, ma c’erano. Così, con questa certezza, si può continuare a rimanere fedeli a Nostro Signore, costanti e perseveranti nella fede, come ci invita a fare San Paolo, pronti a testimoniarla – apertis verbis e con coraggio – nei confronti di tutti coloro che le sono ostili, confidando ogni giorno nel Sacrificio di Nostro Signore e nella protezione di Maria Santissima, chiedendoci con umiltà, ogni momento della nostra vita, come rispondere alla domanda posta da Cristo: «In una certa città v'era un giudice, che non temeva Iddio né aveva rispetto per alcun uomo; e in quella città vi era una vedova, la quale andava da lui dicendo: “Fammi giustizia del mio avversario”. Ed egli per un tempo non volle farlo; ma poi disse fra sé: “Benché io non tema Iddio e non abbia rispetto per alcun uomo, pure, poiché questa vedova mi dà molestia, le farò giustizia, che talora, a forza di venire, non finisca col rompermi la testa"». E il Signore disse: «Ascoltate quel che dice il giudice iniquo. E Dio non farà egli giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui, e sarà egli tardo per loro? Io vi dico che farà loro prontamente giustizia. Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?».
(Luca 18,1-8)
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