• LA GUERRA INTERNA AL PORPORATO

Sarah isolato e umiliato, ma combatte da solo

Ora che il cardinale Gerhard Mūller non è più il Prefetto della Congregazione della Fede il nuovo bersaglio principale del gruppo di potere che agisce intorno al Pontefice regnante è il cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino. Il Pontefice nei giorni scorsi ha firmato una lettera di correzione a una nota che il cardinale Sarah gli aveva fatto pervenire e che era stata pubblicata da alcuni mass media in Italia, Francia e Spagna.
Il motivo del contendere era questo. Il Pontefice ha emanato un “motu proprio”, “Magnum Principium” con cui permetteva alle singole conferenze episcopali di fare proprie traduzioni dei testi sacri e liturgici. Roma doveva avere solo il compito di ratificare quelle traduzioni, e non di verificare la loro fedeltà al testo originale. In questo modo alcune conferenze episcopali potenti, e insofferenti del controllo di Roma, come quella tedesca acquistavano maggior potere. Il cardinale Sarah, nella sua lettera al Pontefice, cercava di limitare questa indipendenza; il Papa gli ha risposto pubblicamente che non è così, che le Conferenze Episcopali hanno la libertà e la responsabilità e che a Roma spetta solo una ratifica in maniera vaga.
È sicuramente uno schiaffo al cardinale Sarah. Ma non solo a lui; anche a Benedetto XVI, che aveva voluto avviare la “Riforma della riforma” liturgica seguita al Concilio Vaticano II e ancora molto criticata, e a Giovanni Paolo II, che aveva nel 2001 emanato il documento Liturgiam Authenticam, sconfessato dal Motu Proprio Magnum Principium.
Non è la prima volta che Robert Sarah riceve una pubblica umiliazione da parte del Pontefice. È già accaduto poco più di un anno fa, quando aveva esortato i sacerdoti, se e quando possibile a celebrare “ad orientem”, verso est, come accadeva nei tempi antichi. Sarah fu sconfessato. Il cardinale sostenne che il Pontefice a cui aveva parlato del topic, gli aveva dato il suo assenso. Salvo poi far pubblicare una nota contraria dalla Sala Stampa della Santa Sede. E intanto eliminava dalla Congregazione la maggior parte dei membri esistenti, e li sostituiva con altri, ostili a Sarah.
Un terzo episodio riguarda la commissione per lo studio di una “messa ecumenica” che possa unire cattolici e protestanti. Non è mai stata annunciata, ma sta lavorando da tempo. È un argomento di competenza della Congregazione per il Culto Divino, ma il cardinale Sarah non è neanche stato informato della sua esistenza. Ne farebbe parte, secondo buone fonti, il segretario della Congregazione, il britannico mons. Arthur Roche, su posizioni opposte a quelle di Benedetto XVI e del card. Sarah. E ne farebbe parte anche mons. Piero Marini, anch’egli schierato nel campo dei riformatori liturgici (fu il braccio destro di mons. Bugnini, il discusso “creatore” della nuova messa).
A questi nomi si può forse aggiungere, nelle liste del partito dell’innovazione a ogni costo, quello del sottosegretario al Culto Divino, mons. Corrado Maggioni, e quello di un liturgista laico, Andrea Grillo. Andrea Grillo attaccò duramente il Papa emerito, quando questi elogiò il card. Sarah nella prefazione a un suo libro (“La liturgia è in buone mani” scrisse) e lo stesso cardinale, definendolo “incompetente e inadeguato”.
Ora, è noto che il Pontefice non è un esperto di liturgia. E probabilmente il tema non gli interessa molto. Ma la sua impostazione ideologica è progressista, non tradizionale, e quindi sostiene quella parte di Chiesa che è progressista. Appunto, i vescovi tedeschi, belgi e inglesi, e quelle persone che in campo liturgico – le abbiamo citate prima – sono a favore delle innovazioni e si battono contro la tradizione.
Qualcuno di loro è arrivato persino a chiedere la testa del card. Sarah. Ma questo è difficile che avvenga. È stato papa Francesco a nominare Sarah come prefetto del Culto Divino nel novembre del 2014. Quindi per sostituirlo deve aspettare almeno due anni. Così le persone, che compongono il suo “cerchio magico” per quanto riguarda la liturgia devono avere pazienza, e sopportare la presenza, e l’attività del cardinale. Che non ha paura di combattere, anche se da solo. E certamente non si lascia impressionare dalla tattica usuale di papa Bergoglio di isolare le personalità che non sono d’accordo.
C’è forse anche un altro motivo che spinge il partito progressista dentro il Vaticano ad attaccare con particolare forza il cardinale guineano. Mentre il Pontefice sta per compiere 81 anni di età, e tornano a circolare voci di possibili dimissioni – si ignora su quali basi – i cardinali pensano a un futuro conclave. Uno dei nomi che vengono pronunciati è quello del Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, che sembra già da tempo voler prendere qualche distanza da alcuni aspetti discutibili del pontificato. E l’altro nome è proprio quello del cardinale Robert Sarah, di cui sono note la santità di vita e la lontananza da ogni forma di potere, anche ecclesiale. L’Africa d’altronde è il continente in cui i cattolici crescono, e dove la fede è praticata spesso fino al martirio. Nulla di strano dunque se il prossimo successore di Pietro venisse da quel continente. E certamente Sarah sarebbe un candidato più che credibile. Questo forse può spiegare perché subisca tanti attacchi.

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