Caro don, io vado - Marco Manfredini
Vado, anche se tu sei un po’ perplesso.
Vado, anche se mia moglie preferirebbe che non andassi.
Vado, anche se i miei colleghi sperano che mi arrestino.
Vado, anche se persino il dottore, il commercialista e il salumiere mi guardano male.
Vado, perché in verità una processione di preghiera non può fare che bene.
Vado, perché ho dei figli, e non voglio lasciarli in balia di un’antiutopia omocratica.
Vado, perché quando i chierici se la squagliano, rimane un manipolo di laici.
Vado, perché se non andiamo ora, ci condanniamo all’irrilevanza.
Vado, perché l’offesa che una manifestazione di tal fatta arreca alla mia città e alla legge divina non può passare sotto silenzio.
Vado, perché don Cugini, poveri noi.
Vado, perché don Goccini, per favore.
Vado, perché Camisasca, chi l’ha visto?
Vado, perché Bergoglio, per carità lasciamo stare.
Vado, perché per fortuna esistono ancora preti come don Giorgio Bellei ed alti prelati come il cardinale Burke.
Vado, perché non posso sbagliare se Radio Spada, Riscossa Cristiana, Summorum Pontificum, UnaVox, persino La Croce!
Vado, perché l’obbedienza a chi ha perso la bussola non può diventare un alibi per nascondersi.
Vado, perché sono obbediente agli insegnamenti della Chiesa di sempre.
Vado, perché della verità è stato fatto già abbastanza scempio.
Vado, perché se non andassi sarebbe una grave omissione di testimonianza.
Vado, anche se stavolta c’è il rischio di prenderle. A maggior ragione, se c’è questo rischio, vuol dire che è la cosa giusta da fare.
Vado, perché tra quelli che conosco non viene quasi nessuno.
Vado, perché avrei mille altre cose da fare, ma questa è di gran lunga la più importante.
Vado, perché ormai solo un intervento divino può far rinsavire gli uomini.
Vado, perché una “veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia e della transfobia” non sta ne in cielo ne in terra.
Vado, perché non si capisce chi siano le vittime dell’omofobia, ma sono ben evidenti i danni dell’omofilia.
Vado, perché essere omosessuale oggi, più che discrimine negativo, in questa società sottosopra è considerato un titolo di merito.
Vado, e lo ripeterò all’infinito, perché l’acqua bagna, il sole scalda, e un bambino ha bisogno di un padre e una madre.
Vado perché da queste parti abbiamo già sopportato la resistenza rossa, la guerra civile, il triangolo della morte, la sinistra al potere per settant’anni, l’ANPI, l’antifascismo, il cattocomunismo, Dossetti senior, il dossettismo e Dossetti junior, Prodi, Melloni, Del Rio, il PD e il terremoto. Se permettete, ne abbiamo avuto abbastanza.
Vado, perché Dio agisce attraverso di noi.
Vado, perché non c’è alcun pride da esibire quando si è gay. Infatti si finisce per esibire certe parti del corpo che sarebbe opportuno tener coperte.
Vado, perché ne ho già viste abbastanza per stare a casa.
Vado, perché se arriveranno (Dio ci scampi) a comandare i musulmani, rimpiangeranno la presunta intransigenza della tradizione cattolica.
Vado, perché tutta ‘sta gaiezza nel Gay Pride non la vedo. Vedo una gran tristezza ricoperta da lustrini.
Vado, perché tutto sto divertimento non lo vedo. Vedo un gran invertimento.
Vado, perché “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare”.[1]
Vado, perché quando si serrano le fila, meglio essere dalla parte giusta, anche se in pochi.
Vado, perché preferisco una Chiesa arretrata ad una Chiesa che arretra di fronte al nemico.
Vado, e se non ci danno il Duomo andremo sul sagrato, se non ci danno il sagrato andremo sul marciapiede, se non ci danno il marciapiede andremo sulla strada, se non ci danno neanche la strada torneremo nelle catacombe. L’importante è esserci.
Vado, perché “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”.[2]
Vado, perché non va il Papa, non va il Vescovo, non vanno i pastori, non vanno i frati, non vanno le suore… tocca per forza andare a noi poveri laici.
Vado, perché è l’unico modo per voler bene agli omosessuali: pregare per la loro conversione.
Vado, perché non sono omofobo, ma non mi omologo.
Vado, perché se per i preti il Gay Pride è una manifestazione legittima, c’è urgente bisogno di andare.
Vado, perché se dagli stessi preti una processione di preghiera è considerata una provocazione, è meglio chiudere definitivamente i seminari.
Vado, perché la coscienza me lo chiede, la dottrina me lo chiede, la tradizione me lo chiede, la scrittura me lo chiede, il buon senso me lo chiede, e anche il buon costume… me lo chiedono tutti.
Vado, perché di chiappe al vento non ne vorrei veder sventolare nella mia città.
Vado, perché se lasciamo passare questa non avremo motivo per non accettare tutto ciò che verrà dopo.
Vado ora, perché domani forse sarà troppo tardi per riparare.
Vado, perché di Grillini ne abbiamo piene le gonadi.
Vado, perché a Reggio si è celebrata la prima “unione civile” italiana, sarebbe bello fosse stata anche l’ultima.
Vado, perché è giusto “accogliere” gli omosessuali, facendogli presente che la loro è un’inclinazione “oggettivamente disordinata”.
Vado, perché è bene “accompagnare” chi sbaglia, indicandogli però la strada giusta, che in questo caso è nella direzione opposta da quella intrapresa.
Vado, perché ho fatto “discernimento”, e ho discernuto (pare si dica così) che bisogna andare.
Vado, perché andare è usare vera “misericordia” verso queste persone che sbagliano, non andare è inutile misericordismo.
Vado, e un giorno, se dovessero rinsavire, ci ringrazieranno anche loro.
Vado, perché nella Bibbia l’arcobaleno è simbolo della alleanza di Dio con gli uomini dopo il diluvio che ha purificato l’umanità peccatrice. L’arcobaleno delle gaie bandiere al contrario dà l’impressione di voler provocare Dio affinché mandi un altro diluvio a lavare la corruzione dell’anima umana.
Vado, perché quando il gioco si fa duro, i credenti iniziano a pregare. Pubblicamente.
Vado, perché con la Cirinnà abbiamo un conto in sospeso.
Vado, perché Reggio Emilia rischia di diventare l’epicentro dello scontro tra civiltà cristiana e inciviltà laicista. Occorre esserci.
Vado, perché non può esistere un paese dove c’è libertà di manifestare qualsiasi idea aberrante, mentre occorre nascondersi per dire la verità.
Vado, perché qualcuno bisogna pure che vada.
Vado, e che Dio mi strafulmini se non lo faccio.
Vado, perché “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me”.[3]
Vado perché vorrei, con le parole di Elisabetta[4], che lo stato ritornasse sovrano e magari la Chiesa cattolica.
Vado, perché non ho niente contro gli omosessuali, ma tutto contro i gay.
Vado perché com’è che dicevano quelle là? “Se non ora quando?”
Vado, perché il carnevale c’è già stato a marzo.
Vado perché i sessi sono due, le devianze infinite.
Vado, perché sono disposto ad accettare la Croce, ma Crocetta NO.
Vado, perché sono già stato fermo abbastanza.
Vado, perché San Paolo, San Tommaso, Sant’Agostino, Santa Caterina, San Pio V… mi pare siano stati abbastanza chiari. Impongono di andare.
Vado, perché arrivati a un passo dal baratro qualcuno dovrà pur fare qualcosa.
Vado, perché più siamo e più abbiamo la possibilità di essere ascoltati dall’Alto.
Vado, perché non c’è dubia che si debba andare.
Vado, perché se altri vanno per rivendicare la pubblica sodomia, noi, a Dio piacendo, andiamo a ripristinare pubblicamente la verità.
Vado, perché se non vado io, chi ci deve andare?
Vado, perché, parafrasando un detto di moda: “chi sono io per non andare?”
Vado, e non aspettatemi, torno tardi.
Vado, vieni anche tu?
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[1] (Mt 18,6)
[2] (Gv 15,20)
[3] (Gv 15,18)
[4]Elisabetta Frezza, nell’articolo Quella processione che fa tanta paura, comparso su La Croce il 18 maggio. [Fonte]
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2017/05/caro-don-io-vado-marco-manfredini.html
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