Lettera ai Pastorelli di Fatima
Lettera ai santi Pastorelli dopo la visita di Papa Francesco a Fatima.
di don Alfredo Morselli
Carissimi Santi Pastorelli,
ho ancora gli occhi bagnati di lacrime, dopo la cerimonia della Vostra
canonizzazione: lacrime di gioia perché siete “santi”; lacrime di gioia
per il milione di pellegrini presenti a Fatima, per chi sgranava Rosari
su Rosari, per chi percorreva in ginocchio il piazzale; lacrime di gioia
per l’impegno delle forze dell’ordine, di tutti i volontari, dei
gestori delle case religiose…
Lacrime di dolore per molto di tutto il resto…
Non è comprensibile come si possa far santi voi due, MARTIRI DELLA
RIPARAZIONE, senza farne alcun accenno; come si possa non parlare di
quell'inferno dal quale avete strappato anime fino all'ultimo vostro
respiro, diluendo il tutto come "un messaggio di pace".
Voglio ricordare quell’acqua che versavate sulle rocce, nella torrida
estate; quella sete che pativate, quelle merende che facevate mangiare
alle bestie, quelle corde macchiate di sangue che stringevate ogni
giorno di più; quel disprezzo che avete patito, quelle irrisioni, quelle
minacce… offerte per consolare i sacri Cuori di Gesù e di Maria.
Ah, Voi non avevate paura ad inginocchiarvi, ma che dico, a piegare la testa fino a terra, all’invito dell’Angelo.
Voi non smettevate mai di pensare all’inferno, e di trarre da questa
meditazione nuovo zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Pensavate a chi veniva inghiottito da un mare di fuoco, sorte ben peggiore di chi affonda in un mare di acqua…
E Voi Giacinta, siete morta sola…
Per quella solitudine di bambina, sofferente in un ospedale, lontano dai
suoi cari, aiutate la solitudine di chi, oggi, volendo rimanere
cattolico, rivive l’esperienza - da Voi profeticamente anticipata -
dell’incredulità circostante, del disprezzo, dello scrollare la testa da
parte di quel mondo che, forse spiazzato anche lui, si trova a elogiare
chi ha sempre combattuto.
Ma, cari santi Pastorelli, aiutateci soprattutto ad amare il Santo
Padre, a fare continui sacrifici per lui; tanti ne avete fatti,
profeticamente: forse più per il Pontefice che sarebbe venuto cent’anni
dopo di Voi che per quello a Voi contemporaneo, et non tradat eum in animam inimicorum eius, perché Dio non permetta che entri nel giro mentale dei suoi nemici (come ci fa pregare la Chiesa).
E intercedete, voi che avete visto l’inferno dei singoli, che avete
visto, negli errori che avrebbe duffuso la Russia, l’inferno delle
nazioni; che avete anche visto un’immagine dell’attuale inferno
modernista della Chiesa, perché venga in fretta il tanto sospirato
trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
Che questo Cuore sia la dimora comune a Voi in cielo e a noi in terra; e
otteneteci che, in punto di morte, venga a prenderci l’Immacolata, come
è venuta ad accogliere Voi. Amen.
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