Cara Mariella,
quando lei parla di “appello in favore
dei sacerdoti” usa una formula che, di questi tempi, ricorda l’ “appello
in favore dei terremotati”. In effetti, anche se si tratta di questioni
spirituali, stiamo sempre parlando di un terremoto senza precedenti, di
una catastrofe ben più grave di quella che ha appena devastato l’Italia
e non trova neppure lo spazio di un rigo sui giornali.
Da decenni, scossa dopo scossa,
magnitudine dopo magnitudine, devastazione dopo devastazione, ci stiamo
aggirando tra le macerie di una Chiesa demolita dai nemici di Cristo
penetrati fin nel suo cuore e al suo vertice. Cara Mariella, se serve la
potenza che abbiamo visto all’opera in questi mesi per abbattere le
costruzioni degli uomini, pensi quanta violenza, quanta cattiveria,
quanta rabbia, quanto rancore, quanta brutalità, quanta follia hanno
nelle loro anime i tizzoni d’inferno che squassano l’opera di Dio
arrivando fino a questo punto.
Ecco a che cosa è ridotta la nostra
Chiesa, un cumulo di rovine sulle quali passeggia il principe dei
tizzoni d’inferno in favore di telecamera, vuoi per celebrare i
cinquecento anni della demente rivolta luterana, vuoi per codificare
enciclicamente la devastazione della morale, vuoi per demolire
magisterialmente la dottrina al tavolino dell’osteria di Santa Marta o
in prima pagina sulla nuova bibbia formato Repubblica, vuoi per reprimere pastoralmente il dissenso senza risparmiare sulla misericordiosa cattiveria.
Non penso sia necessario dire di più.
Questo sito e questa rubrica sono il bollettino degli orrori perpetrati
nei gulag bergogliani e finirei per ripetermi. Quanto ai sacerdoti che
io non definirei “emarginati” o “respinti”, ma “perseguitati” dai loro
vescovi in nome per conto dell’oste di Santa Marta, bisogna
semplicemente prendersi cura di loro. Secondo una cernita maligna e
inflessibile, sono già stati separati dalle macerie e buttati come
detriti inutili in mezzo alla via. Ma, proprio per questo, in quanto
alter Christus, ciascuno di loro è divenuto chiara immagine della
testata d’angolo scartata dai costruttori insipienti. È testimonianza
che la Chiesa fondata da Cristo non finisce anche se tutto crolla sotto i
colpi dei suoi nemici più tremendi e più intimi.
Questi
sacerdoti, cara Mariella, sono il bene più prezioso di cui disponiamo
in questo scenario così desolato. Gettati sulla strada, divengono le
pietre d’inciampo che nella Lettera ai Romani richiamano alla
fede in Dio invece che alle opere degli uomini. Sono la concreta
manifestazione con cui la sapienza Dio sovverte la logica umana e
trasforma la Croce da patibolo di dannazione in trono di salvezza, il
sangue del martirio in oro glorioso, il buio della morte in luce della
risurrezione, il chicco marcito in pianta fiorita, gli ultimi in primi.
Sono un segno di speranza, cara
Mariella, e come tutti i segni che indicano la strada dalla terra al
Cielo sono provati dall’ostilità del principe di questo mondo. Per
questo gli dobbiamo essere vicini con la preghiera e con le opere di
misericordia, quella vera, spirituali e corporali.
A questo punto, cara Mariella, non mi
rivolgo solo a lei, ma a tutti lettori con un ulteriore, appassionato,
pressante invito a rispondere con generosità all’appello della “Società
San Martino di Tours e San Pio da Pietrelcina”. E mi permetto qualche
precisazione.
Qui non si tratta semplicemente di
aiutare delle persone in difficoltà, opera in sé già meritoria. Qui si
sta cercando di fornire a dei bravi sacerdoti cattolici la possibilità
di continuare a essere bravi sacerdoti cattolici per la loro salvezza e
anche per la nostra. Proprio così, cara Mariella, anche per la nostra
salvezza perché la legge suprema a cui risponde il bravo sacerdote
cattolico non è il codicillo con cui tranquillizza la propria coscienza
continuando scientemente a operare secondo ordini pervertiti ricevuti da
uomini perversi: la legge suprema a cui risponde il bravo sacerdote
cattolico è la salvezza delle anime che gli sono affidate.
Penso pure che un’operazione di questo
genere dovrebbe evitare quella tignosa tendenza a definire categorie,
esemplari, specie e sottospecie di meritevoli e non meritevoli. Chi
contribuisce si fidi di chi ha una visione tristemente ampia della
situazione e, nel corso degli anni, ha mostrato di saper tenere la barra
discretamente diritta. Prima doni quanto può, poi, se lo riterrà ancora
necessario, argomenti. Questo è il concreto su cui lei chiede lume,
cara Mariella.
Parecchi anni fa il direttore del
giornale in cui lavoravo, parlando di un collega disse: “È un mostro, è
l’unico napoletano senza cuore”. Tra i cristiani, di mostri simili ve ne
sono più d’uno, il loro nome è legione e li vediamo all’opera giorno
dopo giorno. Noi abbiamo il dovere di essere diversi da loro anche in
questo. Noi dobbiamo mostrare di avere il cuore, di praticare la
misericordia, quella vera, senza mettersi in bella mostra chissà dove.
Dobbiamo prenderci silenziosamente cura di chi ci è prossimo.
Facciamolo.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
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