L’Occidente, una barca ubriaca nella notte, perché è senza la luce di Dio
Robert. Sarah: L’Occidente, una barca ubriaca nella notte, perché è senza la luce di Dio
Riprendiamo da Stilum Curiae.
Testo integrale dell’omelia che il
cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto
Divino, ha pronunciato in occasione del pellegrinaggio di Pentecoste
Parigi-Chartres, da Notre Dame di Parigi alla cattedrale di Chartres.
Permettetemi innanzitutto di ringraziare calorosamente Sua Eccellenza il vescovo Philippe Christory, Vescovo di Chartres, per il suo fraterno benvenuto in questa splendida Cattedrale.
Permettetemi innanzitutto di ringraziare calorosamente Sua Eccellenza il vescovo Philippe Christory, Vescovo di Chartres, per il suo fraterno benvenuto in questa splendida Cattedrale.
Cari Pellegrini di Chartres,
«La luce è venuta nel mondo» ci dice Gesù nel Vangelo di oggi (Gv 3,16-21) «ma gli uomini hanno preferito le tenebre».
E voi, cari pellegrini, avete accolto l’unica luce che non delude:
quella di Dio?Avete camminato per tre giorni, pregato, cantato, avete
sofferto sotto il sole e sotto la pioggia: avete accolto la luce nei
vostri cuori? Avete davvero abbandonato l’oscurità? Avete scelto di
percorrere la Via seguendo Gesù, che è la Luce del mondo? Cari amici,
permettetemi di porvi questa domanda radicale, perché se Dio non è la
nostra luce, tutto il resto diventa inutile. Senza Dio tutto è buio!
Dio è venuto a noi, si è fatto uomo. Ci ha rivelato l’unica verità che
salva, è morto per redimerci dal peccato, e a Pentecoste ci ha donato lo
Spirito Santo, ci ha donato la luce della fede… Ma noi preferiamo le
tenebre!
Guardiamo intorno a noi, la società occidentale: ha scelto di
organizzarsi senza Dio, e ora è abbandonata alle luci appariscenti e
ingannevoli della società dei consumi, del profitto a tutti i costi e
dell’individualismo frenetico. Un mondo senza Dio è un mondo di tenebre,
bugie ed egoismo.
Senza la luce di Dio, la società occidentale è diventata come una barca
ubriaca nella notte. Non c’è abbastanza amore per accogliere i bambini,
proteggerli nell’utero della madre, proteggerli dall’aggressione della
pornografia. Priva della luce di Dio, la società occidentale non sa più
rispettare i suoi anziani, accompagnare i malati alla morte, dare spazio
ai più poveri e ai più deboli. È abbandonata all’oscurità della paura,
della tristezza e dell’isolamento. Non ha altro da offrire che il vuoto e
il nulla.
Permette di proliferare le ideologie più pazze. Una società occidentale
senza Dio può diventare la culla di un terrorismo etico e morale più
virulento e più distruttivo del terrorismo islamista.Ricorda che Gesù ci
ha detto: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non
hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il
potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10,28).
Cari amici, perdonatemi questa descrizione, ma bisogna essere lucidi e
realisti.Se vi parlo in questo modo è perché nel mio cuore di sacerdote e
di pastore provo compassione per tante anime disorientate, perdute,
tristi, preoccupate e sole.
Chi li condurrà alla luce? Chi mostrerà loro la via della Verità,
l’unica vera via della libertà che è quella della Croce? Li lasceremo
cadere nell’errore, nel nichilismo senza speranza o nell’islamismo
aggressivo senza fare nulla? Dobbiamo proclamare al mondo che la nostra
speranza ha un nome: Gesù Cristo,l’unico salvatore del mondo e
dell’umanità.
Cari pellegrini di Francia, guardate questa cattedrale,i vostri antenati
la costruirono per proclamare la loro fede. Tutto nella sua
architettura, nella sua struttura, nelle sue vetrate proclama la gioia
di essere salvato e amato da Dio. I vostri antenati non erano perfetti,
non erano senza peccato, ma volevano lasciare che la luce della fede
illuminasse la loro oscurità.
Anche oggi, popolo di Francia, svegliati, scegli la Luce, rinuncia alle tenebre!
Come si fa? Il Vangelo ci risponde: chi agisce secondo la verità viene
alla luce. Lasciamo che la luce dello Spirito Santo illumini
concretamente le nostre vite, semplicemente e anche nelle aree più
intime del nostro essere più profondo. Agire secondo la verità è
innanzitutto mettere Dio al centro della nostra vita così come la croce è
il centro di questa cattedrale.
Fratelli miei, scegliete di rivolgervi a Lui ogni giorno. In questo
momento, prendiamo l’impegno di prendere qualche minuto di silenzio ogni
giorno per rivolgersi a Dio e dirgli: Signore, regna in me, ti offro
tutta la mia vita.
Cari pellegrini, senza silenzio non c’è luce. Le tenebre si nutrono del
rumore incessante di questo mondo che ci impedisce di rivolgerci verso
Dio. Prendiamo, per esempio, la liturgia della Messa di oggi. Ci porta
all’adorazione, al timore filiale e amoroso innanzi alla grandezza di
Dio. Essa culmina nella consacrazione dove tutti insieme rivolti verso
l’altare, lo sguardo puntato verso l’Ostia, verso la Croce, ci
comunichiamo in silenzio, nel raccoglimento e nell’adorazione.
Fratelli, amiamo queste liturgie che ci fanno assaporare la presenza
silenziosa e trascendente di Dio e ci fanno rivolgere verso il Signore.
Cari fratelli sacerdoti, ora mi dirigo a voi in maniera speciale.
Il Santo Sacrificio della Messa è il luogo dove troverete la luce per il
vostro ministero.Il mondo in cui viviamo ci sollecita incessantemente.
Siamo costantemente in movimento. Corriamo il grande pericolo di
considerarci degli “assistenti sociali”. Non porteremo più al mondo la
Luce di Dio bensì la nostra propria luce che non è quella che gli uomini
attendono.
Rivolgiamoci a Dio, in una celebrazione liturgica di raccoglimento,
piena di rispetto, silenzio e sacralità. Non inventiamo nulla nella
liturgia, riceviamo tutto da Dio e dalla Chiesa. Non cerchiamo lo
spettacolo o il successo. La liturgia ci insegna che essere prete non
significa innanzitutto fare molte cose. È stare con il Signore sulla
Croce. La liturgia è il luogo in cui l’uomo incontra Dio faccia a
faccia. È il momento più sublime in cui Dio ci insegna ad essere
«conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito
tra molti fratelli» (Rm 8,29). Non è, non deve essere un occasione di
lacerazione, di lotta e di contese.
Nella forma ordinaria del rito romano come nella forma straordinaria,
l’essenziale è volgere lo sguardo verso la croce, verso Cristo, il
nostro Oriente, il nostro tutto, il nostro unico orizzonte. Sia nella
forma ordinaria, sia nella forma straordinaria, celebriamo sempre, come
in questo giorno, secondo quanto insegna il Concilio Vaticano II, con
una nobile semplicità, senza inutili sovraccarichi, senza estetica
fattiva e teatrale ma con senso del sacro, avendo come prima
preoccupazione la gloria di Dio e con un vero spirito di figli della
Chiesa di oggi e per sempre.
Cari fratelli sacerdoti, abbiate sempre questa certezza: stare con
Cristo sulla Croce è ciò che il celibato sacerdotale proclama al
mondo.Il nuovo progetto che alcuni hanno suggerito di separare il
celibato dal sacerdozio per conferire il sacramento dell’ordine a degli
uomini sposati, i “viri probati”, adducendo delle ragioni o delle
necessità pastorali, produrrà in realtà la grave conseguenza di rompere
definitivamente con la tradizione apostolica.
Si vorrebbe fabbricare un sacerdozio su misura umana, ma così non si sta
perpetuando, non si sta estendendo il sacerdozio di Cristo, obbediente,
povero e casto. Perché in effetti il sacerdote non è solo un Alter
Christus, un altro Cristo. È davveroIpse Christus, Cristo stesso. Ed è
per questo che, seguendo Cristo e la Chiesa, il sacerdote sarà sempre un
segno di contraddizione.
E voi cari cristiani, laici impegnati nella vita della città,a voi dico
con forza: “non abbiate paura!” Non abbiate paura di portare in questo
mondo la Luce di Cristo. La vostra prima testimonianza dev’essere la
vostra vita, il vostro esempio. Non nascondete la fonte della vostra
speranza, al contrario, proclamate, testimoniate, evangelizzate. La
Chiesa ha bisogno di voi. Ricordate a tutti ciò che solo «Cristo
crocifisso rivela il senso autentico della libertà» (Veritatis Splendor 85).
A voi, cari genitori, vorrei rivolgere un messaggio del tutto
particolare. Essere padre e madre di famiglia, nel mondo di oggi, è
un’avventura difficile, piena di sofferenze, di ostacoli e di
preoccupazioni. La chiesa vi ringrazia. Si, grazie per il dono generoso
di voi stessi. Abbiate il coraggio di crescere i vostri figli alla Luce
di Cristo. A volte bisognerà lottare contro il vento dominante,
sopportare il disprezzo e le prese in giro del mondo, ma non siamo qui
per compiacere il mondo. Noi proclamiamo Cristo crocifisso, «scandalo
per gli ebrei e pazzia per i gentili» (1 Cor. 1, 23-24). Non abbiate
paura, non arrendetevi.
La Chiesa, attraverso la voce dei papi, specialmente dall’enciclica Humanae Vitae,
vi affida una missione profetica: testimoniare davanti a tutti la
vostra gioiosa fiducia in Dio che ci ha resi guardiani intelligenti
dell’ordine naturale. Voi annunciate ciò che Gesù ci ha rivelato
attraverso la sua vita. Cari padri e madri, la Chiesa vi ama, amate la
Chiesa. Amate vostra madre.
In fine, mi rivolgo a voi, a voi i più giovaniche siete qui molto
numerosi. Vi prego di ascoltare soprattutto un anziano che ha più
autorità di me. Si tratta dell’evangelista San Giovanni. Oltre
all’esempio della sua vita, San Giovanni ha anche lasciato un messaggio
scritto ai giovani. Nella sua prima lettera, leggiamo queste commoventi
parole di un anziano ai giovani delle chiese che egli aveva fondato.
Ascoltate questa voce forte di un anziano: «Ho scritto a voi, giovani,
perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il
maligno. Non amate né il mondo, né le cose del mondo!» (1Gv 2, 14-15).
Il mondo che noi non dobbiamo amare, commenta il padre Cantalamessa
nella sua omelia del Venerdì Santo, e al quale non dobbiamo conformarci,
non è – lo sappiamo bene – il mondo creato e amato da Dio. Non sono le
persone del mondo, verso le quali, al contrario dobbiamo sempre andare,
soprattutto i poveri e i più fragili, per amarli e servirli umilmente.
No! Il mondo da non amare è un altro.È il mondo così come è diventato
sotto il dominio di Satana e del peccato. È il mondo delle ideologie che
negano la natura umana e distruggono le famiglie. È il mondo delle
strutture delle Nazioni Unite (“onusiennes”) che impone
imperativamente una nuova etica globale a cui tutti dovremmo
sottometterci. Ma un grande scrittore britannico del secolo scorso, il
T.S. Eliot, ha scritto tre versi che dicono più di interi libri: «Nel
mondo dei fuggiaschi, chiunque si muove nella direzione opposta sembrerà
un disertore».
Cari giovani, se ad un anziano come lo era san Giovanni è permesso
parlare direttamente a voi, vi esorto anche io e vi dico: “Avete
sconfitto il maligno”.Combattete ogni legge che vada contro natura e che
vogliano imporvi, opponetevi a ogni legge contro la vitae contro la
famiglia, siate di quelli che prendono la direzione opposta. Abbiate il
coraggio di andare controcorrente. Per noi cristiani, la direzione
opposta non è un luogo, è una persona: è Gesù Cristo, nostro amico e
nostro redentore.
Un compito è stato assegnato in modo particolare a voi giovani: quello
di salvare l’amore umano dalla tragica deriva in cui è caduto: l’amore,
che non è più il dono di sé ma solo il possesso dell’altro, un possesso
spesso violento e tirannico. Sulla Croce, Dio si è fatto uomo e ci ha
rivelato che Lui è “Agape”, ossia l’Amore che si dona fino alla morte.
Amare veramente è morire per l’altro, come il giovane poliziotto, il
colonnello Arnaud Beltrame!
Cari giovani, senza dubbio sperimentate spesso, nella vostra anima, la
lotta dell’oscurità e della luce, a volte siete sedotti dai facili
piaceri di questo mondo. Con tutto il mio cuore di sacerdote, vi dico:
non esitate, Gesù vi darà tutto. Seguendolo a essere santi, non
perderete nulla, guadagnerete l’unica gioia che non delude mai. Cari
giovani, se oggi Cristo vi chiama a seguirlo come sacerdote, come
religioso o religiosa, non esitate, ditegli «fiat», un sì entusiastico e
incondizionato. Dio vuole aver bisogno di voi. Che gioia, che grazia
L’Occidente è stato evangelizzato da santi e martiri. Voi, giovani di
oggi, sarete i santi e i martiri che le nazioni attendono per una nuova
evangelizzazione. Le vostre terre hanno sete di Cristo, non deludeteli.
La Chiesa si fida di voi. Prego che molti di voi rispondano oggi,
durante questa Messa, alla chiamata di Dio a seguirlo, a lasciare tutto
per Lui, per la sua Luce. Quando Dio chiama è radicale. Egli ci chiama
interamente, fino al dono totale, al martirio del corpo o del cuore.
Caro popolo di Francia, sono i monasteri che hanno costruito la
civiltàdel vostro paese. Sono le persone, gli uomini e le donne, che
hanno accettato di seguire Gesù fino alla fine, radicalmente, coloro che
hanno costruito l’Europa cristiana. Questo perché hanno cercato solo
Dio, hanno così costruito una civiltà bella e pacifica come questa
cattedrale.
Popolo di Francia, popoli dell’Occidente, non troverete la pace e la
gioia se non cercando Dio solo. Tornate alle vostre radici, tornate alla
fonte, tornate ai monasteri. Sì, tutti voi, abbiate il coraggio di
trascorrere qualche giorno in un monastero. In questo mondo di
turbolenze, bruttezza e tristezza, i monasteri sono oasi di bellezza e
gioia. Sperimenterete che è possibile mettere concretamente Dio al
centro della propria vita, sperimenterete l’unica gioia che non passa
mai.
Cari pellegrini, rinunciamo all’oscurità. Scegliamo la Luce! Chiediamo
alla Beata Vergine Maria di insegnarci a dire fiat, cioè “sì”,
pienamente come lo ha detto Lei, di insegnarci ad accogliere la luce
dello Spirito Santo, come lo ha fatto lei. In questo giorno in cui,
grazie alla sollecitudine del Santo Padre Papa Francesco, celebriamo
Maria, Madre della Chiesa, chiediamo a questa santissima madre di avere
un cuore come il suo, un cuore che non rifiuta nulla a Dio, un cuore
ardente di amore per la gloria di Dio, desideroso di annunciare agli
uomini la buona notizia, un cuore generoso, un cuore ampio come il cuore
di Maria, dalle dimensioni della Chiesa, dalle dimensioni del cuore di
Gesù.
(traduzione Miguel Cuartero Samperi)____________________________
[1] Per i fedeli e i sacerdoti che lo chiedono, il parroco permetta le
celebrazioni in questa forma straordinaria anche in circostanze
particolari, come matrimoni, esequie o celebrazioni occasionali, ad
esempio pellegrinaggi» (Benedetto XVI, Motu Proprio Summorum Pontificum).
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