IL PICCOLO CHARLIE E NOI. COME IL POPOLO DELLA VITA HA MESSO IN SCACCO BERGOGLIO PER IL SUO OSTINATO SILENZIO

1/7/2017La tragedia del piccolo Charlie ha inquietato gli animi di tantissima gente, sia laici che cattolici. C’è oltretutto un sovrappiù di strazio, perché i genitori avrebbero almeno voluto portare a casa il bambino…
Ieri, mano a mano che passavano le ore, un’onda di commozione e dolore ha attraversato tante coscienze, i telefoni dell’ambasciata britannica e la mail dell’ospedale sono stati intasati, tanto che ancora qualche giorno è stato concesso al bambino.
Si sono fatte spontaneamente centinaia di veglie di preghiera, dappertutto, e molti cattolici hanno preso d’assalto il centralino della Segreteria di stato vaticana e di Santa Marta per chiedere un intervento urgente di papa Bergoglio.
Lui parla su tutto, ogni giorno. Ha tuonato perfino contro coloro che si tingono i capelli (“a me fa pena quando vedo quelli che si tingono i capelli”). Ma – nonostante le richieste – Bergoglio si è rifiutato ostinatamente di dire una sola parola in difesa della vita di Charlie Gard (silenzio totale come per Asia Bibi e per tutti i casi non “politically correct”).
Eppure la vita del piccolo Charlie sarebbe un po’ più importante del problema della tintura dei capelli che assilla il vescovo di Roma.
Così il passaparola – sulla rete – ha fatto circolare i numeri di telefono vaticani e l’invito a farlo sapere all’interessato.
Un diluvio di telefonate si è abbattuto su Santa Marta (perfino il “Daily mail” ne ha dato notizia). Le suore del centralino (che è andato in tilt) dicevano: “stanno telefonando tantissimi…”.
C’è pure chi ha dovuto tentare dodici volte per prendere la linea. Dopo un po’ le suore hanno cominciato a dare le risposte che sono state suggerite dall’alto.
Una delle tante telefonate: “ho chiamato per chiedere urgentemente che il Papa intervenga in modo concreto per salvare la vita del bambino Charlie Gard”.
Risposta della suora: “sì, il papa sta pregando per tutti quelli che devono prendere una decisione”. Replica: “no guardi, la decisione l’hanno già presa. Bisogna che intervenga subito per salvarlo”. Dall’altra parte silenzio, imbarazzo e poi: “Ah capisco, preghiamo…”.
Alcuni chiedevano di riferire al papa e a mons. Paglia che devono uscire dai palazzi del potere, altri dicevano che sono lontani dal cuore del popolo cristiano e che devono ascoltare il popolo di Dio, aggiungendo pure che c’è molta indignazione.
Le suore rispondevano: “va bene. Provo a passarle qualcuno”. Ma nessuno, negli uffici chiamati, rispondeva.
Dopo un po’ di tempo le suore hanno cominciato a rispondere che “il papa è stato avvisato”. Poi a Santa Marta, qualcuno che desidera sempre ricevere applausi e lodi (e si fa in quattro per essere elogiato dai media), ha cominciato a inquietarsi e infuriarsi.
Così le suore hanno avuto istruzioni più dure e hanno preso a ribattere che non si dovevano intasare le linee e che si era già espresso mons. Paglia.
Ma era proprio perché le parole di Paglia hanno sconcertato che il popolo cristiano esigeva una parola chiara da Bergoglio in difesa della vita del bambino.
In tanti – grazie alla rete – hanno e sviscerato questo caso, leggendo la sentenza e maturando un giudizio ponderato anche grazie a esperte come Assuntina Morresi ed Eugenia Roccella.
E’ una generazione che è cresciuta con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, una generazione che avverte drammaticamente la pericolosa china che si ormai da anni si è imboccata (specialmente in Europa), una china ideologica nemica della vita umana (basti pensare all’aborto). Tutti stavolta hanno detto: “Je suis Charlie”.
E’ la generazione che ha ancora nel cuore le parole accorate che le consegnò come testamento spirituale Giovanni Paolo II quando scrisse questa preghiera-promessa:
“Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata…
Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita.
Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l’autorità di distruggere la vita non nata…
Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un’emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio…
Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto”.
E’ il popolo della vita che, da solo (senza capi), ha alzato la sua voce: sono loro che ieri hanno fatto sapere all’attuale inquilino di Santa Marta che non è su quella poltrona per occuparsi della sorte delle zanzare e dei piccoli vermi, come Bergoglio ha fatto accoratamente nella sua enciclica ecologista.
Basta anche con gli attacchi a chi si tinge i capelli. Bisogna difendere la vita umana, a cominciare dai più piccoli e indifesi.
E’ stata un’insurrezione web, un “adesso basta” popolare. Ieri, addirittura, nel primo pomeriggio via cellulare è circolato pure un invito a una veglia di preghiera organizzata per la sera stessa, alle ore 19, in piazza San Pietro, all’obelisco.
Il popolo della vita si è scontrato a Santa Marta con il muro di indifferenza e di ostilità di Bergoglio (come per il Family day). Egli non costruisce ponti verso di loro, solo muri.

http://www.antoniosocci.com/piccolo-charlie-popolo-della-vita-messo-scacco-bergoglio-suo-ostinato-silenzio/

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