Segni dei Tempi: Padre Livio l'Apocalisse e babilonia
Padre Livio e il capitolo 17 dell'Apocalisse: “le spiegazioni fornite dal Fanzaga sono prive di qualsiasi fondamento”
Del recente "caso padre Livio" e dell'assordante silenzio degli organi cattolici "ufficiali" MiL se n'è occupata ( QUI ).
Diversi Lettori ci hanno suggerito di postare per intero anche l'articolo , già linkato nel precedente post, di Ermes Dovico, sempre tratto dalla Nuova Bussola Quotidiana.
Mettiamo in pratica il suggerimento dei nostri Lettori non senza rimanere trasecolati leggendo che...
AC
Diversi Lettori ci hanno suggerito di postare per intero anche l'articolo , già linkato nel precedente post, di Ermes Dovico, sempre tratto dalla Nuova Bussola Quotidiana.
Mettiamo in pratica il suggerimento dei nostri Lettori non senza rimanere trasecolati leggendo che...
AC
Caso padre Livio: l'Ordine dei Giornalisti processa la Bibbia
di Ermes Dovico
«È
stato interessante ascoltare l’intervento introduttivo di Monica
Cirinnà. Questa qui, mi sembra un po’ la donna del capitolo
diciassettesimo dell’Apocalisse, la Babilonia insomma, che adesso brinda
con prosecco alla vittoria (ride). Signora, arriverà anche il funerale, stia tranquilla. Glielo auguro il più lontano possibile, ma arriverà anche quello».
È
il 3 febbraio 2016, il giorno prima al Senato è iniziato l’esame del
disegno di legge sulle unioni civili e padre Livio Fanzaga, nel suo
tradizionale commento alla stampa, ricorda alla relatrice Monica Cirinnà
una verità ovvia: presto o tardi morirà.
Il
direttore di Radio Maria sa pure che la Cirinnà si dichiara cattolica e
la similitudine biblica con la Babilonia di Apocalisse 17 serve a
ricordarle che quel ddl contraddice gravemente l’ordine divino della
Creazione e un giorno, come tutti, dovrà rendere conto a Dio della sua
condotta in terra.
Essendo
la salvezza delle anime la missione della Chiesa, fondata a tale scopo
da Cristo, si comprende perché la tradizione cattolica includa
l’ammonimento dei peccatori tra le opere di
misericordia spirituale, sulla base di un consolidato insegnamento biblico che attraversa tanto l’Antico (Ez 33, 7-9) quanto il Nuovo Testamento, di cui citiamo su tutti la lettera di Giacomo.
misericordia spirituale, sulla base di un consolidato insegnamento biblico che attraversa tanto l’Antico (Ez 33, 7-9) quanto il Nuovo Testamento, di cui citiamo su tutti la lettera di Giacomo.
“Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati” (Gc 5, 20; vedi anche Mt 18, 15-17; Gal 6, 1).
Verità magari politicamente scorrette per i tempi che corrono, ma salvifiche, di cui tutti possiamo avere bisogno nell’errore.
Sta
di fatto che l’ammonimento cristiano di padre Livio, pronunciato con la
sua spontanea ironia, non ottiene l’effetto sperato.
Il
giorno dopo, la senatrice del Pd presenta un esposto all’Ordine dei
giornalisti della Lombardia, che a strettissimo giro – il 10 febbraio –
comunica a padre Livio, iscritto all’albo dei pubblicisti, l’apertura di
un procedimento disciplinare per verificare “se vi sia stata
violazione delle norme deontologiche che presiedono la professione e in
particolare dell’articolo 2, comma 1, della stessa legge [la legge professionale 69/1963, ndr], per
aver tenuto un comportamento lesivo della professione nell’inosservanza
delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui;
dell’articolo 9 del codice deontologico […] laddove nell’esercitare il
diritto-dovere di cronaca il giornalista è tenuto a rispettare il
diritto della persona alla non discriminazione per razza, religione,
opinioni politiche, sesso, condizioni personali, fisiche o mentali”.
Come
ha ricostruito per primo Libero e come si può vedere direttamente dai
documenti sul sito dell’Ordine, il consiglio di disciplina territoriale
ha condannato padre Livio a sei mesi di sospensione l’8 giugno 2016,
nonostante nella sua memoria difensiva il sacerdote avesse allegato due
interviste all’Adnkronos e all’Huffington Post, in cui spiegava
benissimo il perché delle sue parole e il riferimento a Babilonia. “Chi legge i miei scritti - è riportato nell’intervista all’agenzia - sa che io chiamo Babilonia il mondo senza Dio, descritto dal romanzo di Benson «Il padrone del mondo».
Intendevo
dire che la proposta di legge della senatrice contribuisce a costruire
questo tipo di mondo, dove l’uomo si mette al posto di Dio”.
Incredibilmente,
ai primi giudici dell’Ordine la corretta esegesi di padre Livio non va
bene. Nella delibera di giugno, allegano così l’intero capitolo 17
dell’Apocalisse e scrivono che a loro avviso “le spiegazioni fornite dal Fanzaga sono prive di qualsiasi fondamento”.
Prive di fondamento?
Poco più sotto compare la loro personale interpretazione, secondo cui “non
può negarsi che le frasi pronunciate dal Fanzaga costituiscano un grave
attacco alla persona della Cirinnà, che viene definita come una
prostituta”.
Sbalorditivo.
In
Apocalisse 17 compare sì più volte il termine prostituta, ma il
significato allegorico del testo è evidente e, come in vari altri passi
della Bibbia, il termine “prostituzione” indica l’idolatria, che in sostanza è il rifiuto di Dio.
A
quel punto, il sacerdote fa ricorso e si affida a un avvocato, ma il
consiglio di disciplina nazionale ribadisce la condanna il 15 dicembre
2016.
Sanzione,
la seconda più grave nell’ambito dell’Odg, che il direttore di Radio
Maria ha già scontato, come ci ha confermato al telefono, cambiando il
taglio della sua trasmissione mattutina.
I
sei mesi di sospensione sono passati, ma rimane la gravità di un
procedimento che ha del tragicomico, perché attacca la libertà
d’espressione (che viene sempre più limitata quando in qualche modo si
dissente rispetto alla propaganda dell’associazionismo Lgbt) e, in
particolare, la libertà di un cattolico di professare pubblicamente la
propria fede.
Per
pararsi dall’accusa di attentare alla libertà di espressione, nella
prima delibera si fa una distinzione da azzeccagarbugli tra il sacerdote
e il giornalista, affermando che “non è qui in gioco la figura morale del sacerdote”, ma il suo comportamento da giornalista.
Il
che è una contraddizione bella e buona: se non era in gioco la sua
figura da sacerdote, com’è possibile che dei giudici-giornalisti
arrivino a scrivere nero su bianco che la sua esegesi, fondata
sull’insegnamento della Chiesa, è “priva di qualsiasi fondamento”?
In primo grado il consiglio di disciplina è arrivato perfino ad affermare che padre Livio “si
augura, seppure in un futuro non troppo vicino, la morte” della
Cirinnà. Ora, qui siamo alla falsificazione dell’italiano, sostenuta
anche da alcuni quotidiani di area laicista che si sono stracciati le
vesti: ricordare a una persona che morirà, in ragione dell’ammonimento
cristiano di cui sopra, e “augurarle” un funerale il più tardi possibile
(si rileggano le parole), è cosa ben diversa dall’augurare la morte,
nel senso che lascia intendere la delibera di giugno 2016.
La quale, infatti, chiosa: “Dunque
la critica espressa dal Fanzaga supera ampiamente i limiti della
continenza espressiva e della pertinenza consentiti dalle norme di
deontologia professionale”.
La condanna in primo grado di padre Livio si basa perciò su:
1)
un’interpretazione erronea della Bibbia da parte del consiglio di
disciplina, che non corrisponde a quella della Chiesa, unica interprete
autentica delle Scritture per volontà di Dio;
2) una distorsione dell’italiano.
Una
giustizia sommaria per delle parole legittime, mentre diversi
giornalisti di casa nostra continuano tranquillamente a offendere la
Chiesa e i fedeli.
A
nulla è poi valsa in secondo grado la documentazione di esegesi biblica
allegata dal direttore di Radio Maria, laddove si spiega che “alla
luce di una comprensione non scolastica dei testi biblici e della
tradizione cristiana, così come di una ricerca coscienziosa, la
Babilonia dell’Apocalisse non è semplicemente una prostituta e non è
neppure una donna”.
La Nuova BQ ha chiesto a padre Livio un parere sull’intera vicenda.
Padre Livio, intanto può dirci come mai la notizia della sospensione è emersa solo ora?
Libero
sta facendo una battaglia per difendere la libertà di stampa, dopo la
sanzione a Filippo Facci, e ha visto che anch’io ero stato sanzionato.
In
primo grado si è limitato a presentare una memoria difensiva, mentre in
secondo grado è andato personalmente al consiglio di disciplina a
Roma.
Com’è andata la discussione?
Com’è andata la discussione?
A
Roma la riunione è durata circa un’ora, un’ora e mezza, ma purtroppo
alla fin fine la discussione è stata di carattere ideologico.
La
cosa assurda è che io ho dovuto dimostrare, testi biblici alla mano,
che la parola “prostituta” nel capitolo 17 dell’Apocalisse vuol dire “idolatra”.
Certo, come in altri passi della Bibbia.
Esatto.
E
poi io ho fatto presente di aver scritto vari libri in cui spiego che
in quel capitolo il termine prostituta significa idolatra.
Quindi,
io ho dato dell’idolatra alla Cirinnà. Però l’Ordine mi ha condannato
lo stesso, anche perché il procuratore della Repubblica della Corte
d’appello di Milano aveva dato come consiglio di ribadire la condanna.
E
il consiglio di disciplina ha detto che magari alcuni ascoltatori di
Radio Maria non conoscevano questa interpretazione e che hanno potuto
interpretare le mie parole come un’offesa alla Cirinnà.
A
mio parere, quello che risulta abbastanza pericoloso in questa vicenda è
che mi sono trovato a discutere con delle persone laiche su testi
sacri.
Cioè, queste cose non sono assolutamente di competenza dei tribunali.
Ed è singolare che l’Ordine dei giornalisti si faccia interprete della Bibbia.
Eh,
sì, esatto. Infatti, anche alcuni di loro a Roma hanno detto che si
trattava di una materia teologica, ma purtroppo alla fine ha prevalso la
linea della condanna.
In concreto che cosa ha significato per te e il tuo lavoro la condanna dell’Ordine?
Per
sei mesi non ho svolto attività giornalistiche, infatti ho dovuto
cambiare radicalmente quello che prima era il mio commento alla stampa.
Ho
cambiato il nome della trasmissione, chiamandola “Lettura cristiana
della cronaca e della storia”, e le ho dato un’impostazione più
teologica, incentrandola sulla teologia della storia.
Ho
lasciato fuori la politica italiana e mi sono occupato di temi
internazionali, della pace, della Chiesa ed è venuto fuori un programma
che il nostro pubblico ha apprezzato ancora di più.
E
così, quando è scaduta la sanzione, ho continuato con questo programma
che dà più spazio al messaggio di Medjugorje e alla battaglia
escatologica.
La
sanzione riguardava l’attività giornalistica e la mia unica attività
giornalistica era il commento alla stampa, che in quei sei mesi non ho
più fatto.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
Foto: www.torraccia.net : studi&meditazioni QUI
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