La condanna del peccato di omosessualità nel Nuovo Testamento

Il nostro contributo per il 3 giugno prossimo e per tutte le situazioni analoghe.

Raccolta dei testi ad uso dei partecipanti alle Processioni di Riparazione per le nefande Parate del c.d. “orgoglio gay”.
A cura di Paolo  Pasqualucci. Traduzioni italiane da: “La Sacra Bibbia” della CEI, Ediz. Paoline, 1963.

1. SANTI  VANGELI

Distruzione di Sodoma - Monreale
Gesù Cristo Nostro Signore ha citato ben quattro volte la distruzione improvvisa per intervento divino di Sodoma e Gomorra, città pervase dal peccato contro natura, quale esempio di punizione esemplare di chi si INDURISCE nel peccato, ergendosi superbamente e perversamente contro la volontà di Dio.

I relativi passi si trovano in:  S. Matteo 10, 15; 11, 24;  S. Luca 10, 12; 17-32.

C’è poi un passo nel quale l’omosessualità deve ritenersi da Lui inclusa in tutte le fornicazioni, che sono peccati gravi, mortali:  Mt 15, 17-20.

VANGELO  DI  SAN  MATTEO
“In verità vi dico:  nel giorno del Giudizio il paese di Sodoma e Gomorra sarà trattato meno severamente di quella città” (Mt 10, 15).
Di quale città? Di quella città che si fosse rifiutata di ricevere o di ascoltare gli Apostoli, da Lui inviati a predicare per convertire i peccatori. Il grave ammonimento fu ripetuto poco dopo:
“E tu Cafarnao, sarai esaltata sino al cielo? Tu discenderai all’inferno: perché se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli operati in te, oggi ancora sussisterebbe.  E però vi dico, che nel giorno del Giudizio il paese di Sodoma sarà trattato meno duramente di te” (Mt 11, 21-24).
Cafarnao aveva rifiutato la predicazione della Buona Novella.  Pertanto, il suo destino finale sarebbe stato persino peggiore di quello di Sodoma. Infatti, dice il Signore, se a Sodoma fossero accaduti i  miracoli effettuati a Cafarnao, la città si sarebbe convertita e “ancora sussisterebbe”.  Ora, nel giorno del Giudizio essa sarà trattata “meno duramente”delle città ebraiche impenitenti (ossia di tutti coloro che non avranno voluto coscientemente credere) ma non sarà certamente assolta.  Anzi, proprio la condanna improvvisa, fulminea e totale di Sodoma serve da punto di riferimento, da metro di giudizio per determinare la gravità di un peccato e quindi per affermare che l’incredulità degli Ebrei (e di tutti coloro che non avranno voluto credere con piena cognizione di causa) è addirittura più grave di un peccato così grave come quello di Sodoma e Gomorra, che rappresenta la corruzione dei costumi spinta sino alla ribellione contro la legge naturale stabilita da Dio per i rapporti tra i due sessi, in odio a Dio.

L’inclusione degli atti omosessuali tra le fornicazioni si deduce dal seguente passo del Vangelo di san Matteo.
“Non capite che quanto entra per la bocca, passa nel ventre e va a finire nella latrina?  Ma quel che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è questo che contamina l’uomo; poiché dal cuore vengono i cattivi pensieri, gli omicidi, gli adultèri, le fornicazioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie: queste cose contaminano l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non contamina l’uomo”(Mt 15, 17-20). 
Riprovando il formalismo dei Farisei, con la loro ossessione per la purezza rituale, il Signore distingue nettamente tra gli “adultèri”(adulteria, moicheiai) e le “fornicazioni”(fornicationes, porneiai). L’adulterio è l’infedeltà coniugale. Le fornicazioni comprendono, evidentemente, tutti i rapporti sessuali di persone non sposate. E quindi tutte le violazioni del Sesto Comandamento, secondo natura o contro natura che siano. Anche l’adulterio è peccato di fornicazione, però con aggiunto il peccato della violazione della fede coniugale. Potrebbero le “fornicazioni” qui menzionate dal Signore escludere quelle contro natura? Non potrebbero, evidentemente, per la natura stessa del concetto, tale da impedire una simile esclusione.  

VANGELO  DI  SAN  LUCA

San Luca riporta l’invettiva di cui a Mt 11, 21-24 in modo quasi identico, aggiungendovi un illuminante commento del Signore stesso.
“Io vi dico che, nel gran giorno [del Giudizio], Sodoma sarà trattata meno rigorosamente di quella città [dove non vi avranno accolti].  Guai a te, Corazin, guai a te, Betsaida! […] E tu Cafarnao, sarai forse elevata fino al cielo?  Tu sarai precipitata sino all’inferno! Chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi, disprezza me.  Chi disprezza me, disprezza Colui che mi ha mandato”(Lc 10, 12-15).
Ma Nostro Signore ricordò nuovamente il destino tragico di Sodoma nelle sue profezie sugli ultimi tempi, che vedranno il ritorno del Figlio dell’Uomo, predetto da Lui stesso quale evento improvviso e fulminante, che non lascerà scampo a nessuno. 
“E come avvenne al tempo di Noè, così avverrà al tempo del Figlio dell’uomo: mangiavano e bevevano, si sposavano e facevano sposare i propri figli, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca; ma venne il diluvio e li fece tutti perire. Altrettanto avvenne al tempo di Lot: mangiavano e bevevano, compravano e vendevano, piantavano e costruivano; ma il giorno in cui Lot uscì da Sodoma, Dio fece piovere fuoco e zolfo dal cielo e fece perire tutti”(Lc 17, 26-29). 
Continuando nella profezia, Nostro Signore aggiunse:  “Lo stesso avverrà nel giorno in cui il Figlio dell’Uomo dovrà apparire”. In quel giorno nessuno dovrà voltarsi indietro, non gli sarà consentito: “Ricordatevi della moglie di Lot! Chi cercherà di salvare la sua vita, la perderà; e chi la perderà, la conserverà”(ivi, 30-32).

La moglie di Lot, disobbedendo all’ordine degli Angeli di fuggire verso il monte senza voltarsi, “si voltò indietro a guardare” la città che bruciava “e diventò una colonna di sale”(Gen 19, 26). Il Diluvio universale e la fine di Sodoma sono dunque proposti a noi da Nostro Signore quali esempi della giustizia divina, esempi classici, si potrebbe dire, nella cultura e mentalità ebraiche. Ciò significa che Egli approvava quelle condanne e quei castighi; riteneva giusto che l’umanità fosse punita per i suoi peccati nel modo che Dio ritenesse opportuno, a seconda della loro gravità. Riteneva quindi giusto che il peccato contro natura dei sodomiti fosse stato punito col fuoco e lo zolfo caduti subitamente dal cielo.
Riscontrato tutto ciò sui Sacri Testi, estremamente chiari e limpidi, come osano tanti oggi sostenere, purtroppo anche tra il clero, che Gesù non avrebbe mai parlato dell’omosessualità e quindi, per ciò stesso, non l’avrebbe mai condannata? Nello spirito della tradizione religiosa ebraica (vedi Ezechiele 16, 48-50), ha Egli portato o no più volte a severo monito, approvandola, la condanna di Sodoma e Gomorra quale esempio di condanna divina esemplare dei peccati gravi di un’intera comunità, scientemente induritasi in quei peccati? E ciò non basta a dimostrare che Egli ha condannato l’omosessualità?  Che altro doveva dire?
Invece di cercare di falsare o di occultare il senso autentico delle Sacre Scritture, i propagandisti e sostenitori a vario livello della presente, terrificante deriva omosessualista (attivi purtroppo anche nella Gerarchia cattolica!), non farebbero meglio, innanzitutto per la salvezza della loro anima, a meditare seriamente le parole di Nostro Signore sul terribile ma giusto castigo di Sodoma sventurata?  
Sembrava a quei depravati che tutto dovesse continuare in eterno come prima, immersi nel benessere, nelle loro intense attività, nei loro vizi infami, ma improvvisamente un giorno, “il giorno in cui Lot uscì da Sodoma, Dio fece piovere fuoco e zolfo dal cielo e fece perire tutti”: Parola del Signore, il Verbo Incarnato, che conferma per noi, con la sua divina autorità, i fatti testimoniati nella Bibbia [cfr. Genesi, cap. 19].  
Senza preavviso la Divina Giustizia fece perire tutti di una morte orribile, tutti lì incenerì in un baleno. Come i poveri giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, peraltro vittime innocenti della crudeltà della guerra. Anzi, peggio, perché in Giappone ci furono dei superstiti e la vita è tornata nelle città ricostruite. A Sodoma e Gomorra, invece, non si è salvato nessuno e le anime di tutti, ci fa capire il Signore, sono andate all’Inferno, dove attendono, sempre nel tormento del fuoco, il giorno del Giudizio Universale, che confermerà la loro condanna per l’eternità. Il sito di quelle città, inizialmente fertilissimo, è da allora una tetra e spettrale solitudine di sale, acqua salmastra e bitume. Se si continuerà ad offendere gravemente Dio, come a Sodoma, andrà a finire anche per noi come a Sodoma, quale che sia la forma specifica del castigo, se l’acqua o il fuoco o la terra spalancatasi sotto di noi.


2.  LE  LETTERE  DI  SAN  PAOLO   E  DI  SAN  PIETRO

Nelle Lettere di san Paolo (Lettera ai Romani e Prima Lettera ai Corinti) si trovano due passi sull’omosessualità, uno dei quali famoso, l’altro quasi mai citato, nel quale l’Apostolo delle Genti insegna che anche gli omosessuali possono salvarsi l’anima se si convertono a Cristo e mutano vita, cosa del tutto possibile con l’aiuto della fede e della Grazia.
“Per questo [per la loro incredulità] Iddio li ha abbandonati a delle turpi passioni. Lo loro donne infatti hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; e gli uomini pure, abbandonato l’uso naturale della donna, si sono accesi di perversi desideri gli uni per gli altri, commettendo turpitudini maschi con maschi, ricevendo in se stessi la mercede meritata dal loro pervertimento. E siccome non si sono dati pensiero di conoscere Iddio, Iddio li ha abbandonati a dei perversi pensieri…”(Rm 1, 24-32).
Ma la severa condanna del peccato, la cui causa profonda è da vedersi nella superbia provocata dalla mancanza di fede nell’esistenza di Dio, il quale ci priva pertanto del suo indispensabile aiuto per resistere al male, non fa venir ovviamente meno la carità nei confronti del peccatore, quale che sia il suo peccato. Anche gli omosessuali, maschi e femmine che siano, possono dunque salvarsi e alla fine accedere alla vita eterna, se si convertono a Cristo. Devono però pentirsi e mutar vita. Ciò viene ricordato dall’Apostolo nella I Lettera ai Corinti, in un passo nel quale egli ricorda ai fedeli che: 
“gli ingiusti [iniqui] non possederanno il regno di Dio. Attenti a non illudervi:  né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapitori saranno eredi del regno di Dio.  E tali eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio” (1 Cr 6, 9-11).
La distinzione tra effeminati (molles, malakoi) e sodomiti (masculorum concubitores, arsenokoitai) non è meramente letteraria, quasi si trattasse di un’endiadi: san Paolo specifica che il peccato omosessuale coinvolge ugualmente entrambi i suoi protagonisti, non riguarda solo il soggetto passivo dello stesso, come ritenevano e ritengono erroneamente molti.  Però entrambi possono pentirsi, vincere la loro cattiva inclinazione (che non risulta da nessun cromosoma, checché ne dica oggi una certa pseudoscientifica propaganda); purificarsi, infine salvarsi l’anima, se si convertono a Cristo, la cui misericordia “li lava” da questo peccato, come lava e purifica da tutti i peccati ogni peccatore veramente pentito, che venga umilmente a Lui, desideroso di obbedire ai suoi insegnamenti.

Nella II Lettera di san Pietro troviamo di nuovo un preciso riferimento al castigo esemplare di Sodoma e Gomorra nonché l’affermazione, per noi oggi di grande conforto, di come il Signore non abbandoni i giusti ma li aiuti a sopravvivere spiritualmente e a salvarsi l’anima anche quando costretti a vivere in una società dominata dall’empietà, come purtroppo sta diventando la nostra.  Il Beato Pietro ribadisce, inoltre, che Dio ha stabilito la condanna della dannazione eterna per l’empio, ossia per il peccatore indurito nel proprio peccato e che addirittura lo ostenti, in odio a Dio e alle leggi da Lui stabilite.
“Che se Dio non risparmiò gli Angeli che peccarono, ma dopo averli precipitati nell'inferno, li confinò negli abissi tenebrosi, dove li riserva per il giudizio; se non risparmiò l’antico mondo, ma salvò, con altri sette, Noè, annunziatore di giustizia, mentre mandò il diluvio sul mondo degli empi; se condannò alla distruzione e ridusse in cenere le città di Sodoma e di Gomorra, perché fossero di esempio a tutti gli empi futuri; e se liberò il giusto Lot, rattristato dalla condotta di quegli uomini senza freno nella loro dissolutezza – poiché quest’uomo, pur abitando in mezzo a loro, si manteneva giusto di fronte a tutto quello che vedeva ed ascoltava, nonostante che tormentassero ogni giorno la sua anima retta con opere nefande --- il Signore sa liberare dalla prova gli uomini pii e riserbare gli empi per essere puniti nel giorno del giudizio, specialmente quelli che seguono la carne nei suoi desideri immondi e disprezzano l’autorità.”(2 Pt 2, 4-11).

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2017/06/la-condanna-del-peccato-di.html

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