Il GRANO e la zizzania

Il grano e la zizzania. Giustizia divinia e misericordia.



IL GRANO E LA ZIZZANIA
di Enrico Salvi
 
 
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Iniziamo ovviamente dal Vangelo e leggiamolo, anzi ascoltiamolo attentamente come se ce lo trovassimo di fronte per la prima volta, onde, con tale freschezza, scongiurare l’effetto anestetico che facilmente provocano i brani già conosciuti.


 «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio [...]
Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».  Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo.  Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità  li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!».


Anche questo, come molti altri, non lo si direbbe un brano testimoniante la misericordia  quanto piuttosto la giustizia divina, parole, queste ultime, a cui l’attuale corso ecclesiale bergogliano si mostra alquanto allergico. Sennonché, con buona pace dei misericordiosi a trecentosessanta gradi, illusi dalla bislacca idea che alla fine l’amore di Dio metta una pezza a colore su ogni misfatto umano, Gesù ci mette davanti due graminacee che si trovano agli antipodi: il grano che nutre e la zizzania che avvelena; il primo destinato al granaio, la seconda alla fornace ardente in cui, come se non bastasse, sarà pianto e stridore di denti, cioè un misto di dolore e di odio inestinguibili al cui solo pensiero il buon cristiano dovrebbe salutarmente rabbrividire e subito emendarsi. Si noti di passaggio come le immagini del granaio e della fornace si ritrovino nei Novissimi (cose ultime): morte, giudizio, inferno (fornace) e paradiso (granaio).


 In questo brano del Vangelo Gesù enuncia senza peli sulla lingua i destini completamente opposti del grano e della zizzania, non accennando minimamente ad una terza alternativa, come certe fantasie bergogliane lasciano intendere a chi vuol essere gabbato. Basti ricordare la testimonianza di una suora di clausura in occasione di un incontro a Castel Gandolfo nel 2013: «[il papa] ha raccontato una cosa simpatica, bella che ha fatto sorridere tutti, lui compreso: Maria sta all’interno della porta del Paradiso; San Pietro non sempre apre la porta quando arrivano i peccatori e allora Maria soffre un po’, però rimane lì. E la notte, quando si chiudono le porte del Paradiso, quando nessuno vede e nessuno sente, Maria apre la porta del Paradiso e fa entrare tutti». Ecco perciò che a mettere la pezza a colore ci penserebbe addirittura la Vergine Maria ridotta ad una sorta di birbantella bonacciona che fa le scarpe a san Pietro, il quale, poveraccio, avendo lui le chiavi del Paradiso, credeva che la parabola del grano e della zizzania fosse vera.


Nel brano citato, alcuni passaggi risultano particolarmente preziosi per chi  ha orecchie per intendere. In questa sede ne prendiamo soltanto uno che però è d’importanza decisiva: «mentre tutti dormivano venne il nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò». Capito? Dice MENTRE TUTTI DORMIVANO. Perciò la condizione richiesta per la seminagione della zizzania è che TUTTI DORMANO, ovvero siano IPNOTIZZATI, Hypnos essendo appunto il dio del sonno. Fuor della metafora: per la proliferazione della menzogna occorre che tutti siano distratti poiché affascinati da false dottrine, allucinati da false filosofie, abbagliati da false teologie, ubriacati dal desiderio indotto di “pace, amore e libertà”, sedotti da misericordiose soluzioni  al dramma dell’essere umano decaduto per il peccato, cosa di poco conto se Maria soffia le chiavi del Paradiso a san Pietro e «fa entrare tutti», ovviamente, Bergoglio docet, ad eccezione di chi licenzia facendo il commerciante e non l’imprenditore (sic!).
 

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