Il giudizio di Dio
Nella società eugenetica delle persone perfette, Alfie doveva morire
Samuele Maniscalco
Alfie è stato ucciso, non possono esserci equivoci.
A
pochi giorni di distanza dalla dipartita del piccolo bimbo inglese,
nato il 9 maggio 2016 a Liverpool da Thomas e Kate James, non posso
smettere di pensare a lui e a tutte le sofferenze che l’ospedale e i
tribunali gli hanno inflitto.
Non
riesco a smettere di pensare ai suoi genitori, ai quali hanno
praticamente sequestrato il figlioletto affetto da una malattia di cui
non si è riusciti a stabilire una diagnosi e che si è voluto far morire
per asfissia perché la sua vita è stata ritenuta inutile.
Ma inutile per chi? E da chi?!
Non certo per i suoi genitori e per le migliaia di persone che per diversi mesi hanno manifestato in suo favore.
Kate,
il giorno dopo la morte del figlio, ha postato su Facebook una
straziante poesia dedicata al suo bambino e scritta da un suo
sostenitore:
"Mamma
non piangere, perché ora io devo andare a dormire. (…) Hai lottato per
me ovunque. Nei tribunali, dalla regina, dal papa. (…) Un ultimo
messaggio per il mio esercito. Tenetevi stretti i vostri cari, perché il
tempo di nessuno è scontato. Ora devo dirvi addio".
Tenetevi stretti i vostri cari, perché il tempo di nessuno è scontato….
Quante
verità in così poche parole! Parole di verità soprattutto per la
società eugenetica di oggi, quella delle persone perfette, dove Alfie
doveva morire per un imperativo categorico immorale frutto della
dittatura del relativismo etico.
Vale
la pena ricordare, en passant, che Anthony Hayden, il giudice dell’Alta
Corte che ha decretato la morte di Alfie, è un membro eminente del Bar
Lesbian and Gay Group (“BLAGG”) e co-autore di un manuale sui bambini e
le famiglie omosessuali.
Un
uomo, dunque, che vive per far trionfare nel mondo quel relativismo
etico che tutto permette – a prima vista – eccetto il dissenso di chi
conserva ancora il buon senso, l’amore per ciò che è Giusto e Buono.
Tempo
fa, avremmo dovuto capire che la legalizzazione dell’aborto avrebbe
inevitabilmente portato a questo. Una volta appiccato l’incendio, nulla
sarebbe rimasto in piedi.
Su
The Catholic Thing, commentando la vicenda del piccolo bimbo inglese,
il giornalista David Warren ha scritto: “Senza criteri netti e assoluti
sulle questioni della vita e della morte, siamo tutti pronti per le
camere a gas. (…) Quando si abroga il principio della dignità intrinseca
della vita umana - di ogni vita umana, non solo di alcune - tutto
diviene possibile. (…) Quando vengono adottate politiche contra naturam,
è necessario ricorrere alla forza. Coloro che difendono il vecchio
ordine devono essere silenziati, per paura che possano organizzarsi. Per
quelli che io chiamo i “liberal del dopo aborto”, opporsi non è più una
questione di libertà di espressione. È un atto di ribellione contro la
loro Dittatura del Relativismo”.
La battaglia per la Vita continua ma, dopo Alfie, il giudizio e il castigo di Dio incombono su tutti noi.
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