«Il Messaggio di Fatima: Pace per il mondo» - Raymond Leo card. Burke

Avevo letto su LifeSiteNews alcuni brani e relativi commenti  su un recente intervento del Card. Burke negli Stati Uniti in occasione di una delle frequenti tappe della sua infaticabile pastorale itinerante. Mi ero ripromessa di chiedergli il testo integrale; ma non ne ho avuto bisogno perché un lettore ha provvidenzialmente segnalato il testo presente in rete [qui] e l'ho subito tradotto. Perdonerete se c'è qualche imprecisione ma caparbiamente l'ho tradotto io perché il nostro traduttore al momento è piuttosto impegnato.
Discorso molto prudente senza una parola di troppo. Ma quel che c'è da dire le dice tutto con chiarezza e semplicità inequivocabili.
Oltre allo stile misurato e sereno al quale siamo abituati, ho notato che il nostro Cardinale fa largo uso del richiamo a testi nel loro originale latino che è solito inserire sempre nelle note con tutti i riferimenti. Mi ha molto toccato riconoscere, in particolare, le due preghiere che sono solita dire alla fine del Santo Rosario: Sub tumm praesidium... e l'Ave Maris Stella (di quest'ultima ho inserito il testo integrale con la traduzione), senza dimenticare la Preghiera a San Michele Arcangelo. Le trovate nelle note. Fatene tesoro. Soprattutto i più giovani, per far proprie custodire e trasmettere queste ricchezze spirituali che rischiano di esser dimenticate. (M.G.)

32° 'Church Teaches Forum'
«Il Messaggio di Fatima: Pace per il mondo»
Galt House, Louisville, Kentucky 22 luglio 2017
Sviluppare vite di pace secondo il Cuore di Maria

Recentemente ho partecipato a una conferenza di tre giorni sulla Sacra Liturgia [qui - qui] in cui erano presenti anche molti giovani sacerdoti. Ci sono state diverse occasioni per rivedere insieme il loro ministero sacerdotale. Secondo la mia esperienza nella maggior parte dei luoghi che ho visitato, i sacerdoti hanno espresso una grande preoccupazione per la situazione in cui versano il mondo e la Chiesa. È una situazione che può essere descritta semplicemente come confusione, divisione e errore. 
Verso la fine della conferenza, un giovane pastore mi ha avvicinato e mi ha chiesto: "Cardinale, pensa che siamo nei tempi finali?" L'espressione del suo viso manifestava la sincerità della sua domanda e la profonda preoccupazione che lo spingeva. Non ho esitato e ho risposto: "Può darsi".

Viviamo nei momenti più turbolenti del mondo e anche della Chiesa. La secolarizzazione ha devastato la cultura di molte nazioni, specialmente in Occidente, alienando la cultura dalla sua unica vera fonte in Dio e nel Suo progetto per noi e per il nostro mondo. Ed ecco l'attacco giornaliero e diffuso contro la vita umana innocente e indifesa con la conseguente violenza senza precedenti nella vita familiare e nella società in generale. Ed ecco l' ideologia del genere sempre più virulenta, che propaga una totale confusione sulla nostra identità maschile e femminile, e porta alla profonda infelicità e persino alla diffusa autodistruzione nella società. Ed ecco anche il diniego della libertà religiosa che tenta di ostacolare, se non scongiurare completamente, qualsiasi discorso pubblico su Dio e il nostro indispensabile rapporto con Lui. Con la negazione della libertà religiosa accade che le persone timorate di Dio sono forzate ad agire contro la loro retta coscienza, cioè contro la legge di Dio scritta nel cuore dell'uomo. In paesi che si presumono liberi, il governo impone alla prassi sociale l'aborto, la sterilizzazione, la contraccezione, l'eutanasia e la mancanza di rispetto per la sessualità umana, fino al  punto da indottrinare i bambini piccoli con l'iniqua "teoria del gender".
Allo stesso tempo, il materialismo ateo e il relativismo conducono alla  ricerca senza scrupoli di salute, piacere e potere, mentre le norme di legge, dettate dalla giustizia, sono calpestate. In una condizione culturale così pervasivamente disordinata, emerge il legittimo timore di una conflittualità globale che può significare solo distruzione e morte per molti. Chiaramente, la situazione attuale del mondo non può continuare senza portare al totale annientamento. Il mondo ha più che mai bisogno di insegnamento e guida solidi che Nostro Signore, nel suo incommensurabile e incessante amore per l'uomo, desidera dare al mondo attraverso la Sua Chiesa e specialmente attraverso i suoi pastori: il Romano Pontefice, i Vescovi in ​​comunione con la Sede Di Pietro e i loro principali collaboratori, i sacerdoti. Ma, in modo diabolico, la confusione e l'errore che ha portato la cultura umana verso morte e distruzione sono entrati anche nella Chiesa, così che essa si avvicina alla cultura senza mostrar di conoscere la propria identità e missione, senza mostrare la chiarezza e il coraggio di annunciare il Vangelo della Vita e dell'Amore Divino alla cultura radicalmente secolarizzata. Ad esempio, dopo che il 30 giugno il Parlamento tedesco ha deciso di accettare il cosiddetto "matrimonio omosessuale", il Presidente della Conferenza Episcopale tedesca ha dichiarato che la decisione non era una preoccupazione importante per la Chiesa che, secondo lui, dovrebbe essere più preoccupata per l'intolleranza verso le persone omosessuali.[1]
Chiaramente, in un simile approccio, non c'è più la giusta e necessaria distinzione tra l'amore che noi come cristiani dobbiamo sempre avere per la persona coinvolta nel peccato e l'odio che dobbiamo sempre avere per gli atti peccaminosi. Papa Benedetto XVI nel suo saluto in occasione della messa funebre del Cardinale Joachim Meisner, Arcivescovo emerito di Colonia, ha fatto riferimento alla situazione generale della Chiesa in rapporto con la cultura. Avendo avuto il privilegio di conoscere il cardinale Meisner e lavorare con lui nella difesa dell'insegnamento della Chiesa sul Santo Matrimonio, la Santa Comunione e la legge morale, so quanto ha sofferto per la crescente confusione in ordine all'insegnamento della Chiesa al suo stesso interno. Chiaramente egli aveva espresso le stesse preoccupazioni a Papa Benedetto XVI, preoccupazioni evidentemente reciproche, e al tempo stesso ha ribadito, come la nostra fede ci insegna a fare, la sua fiducia in Nostro Signore, che ha promesso di rimanere con il Suo corpo mistico "tutti i giorni, fino alla fine del mondo".[2]

Per quanto riguarda le persistenti preoccupazioni pastorali del cardinale Meisner, Papa Benedetto XVI ha scritto:
Sappiamo che per lui, appassionato curatore di anime, risultava difficile lasciare il suo ufficio e proprio in un momento in cui la Chiesa ha bisogno di pastori che sappiano resistere alla dittatura dello spirito del tempo e vivere e pensare con decisione in conformità con la fede. Ma mi ha commosso ancora di più il fatto che in quest'ultimo periodo della sua vita abbia imparato a prendere le cose più serenamente e che vivesse sempre più nella profonda consapevolezza che il Signore non abbandona mai la sua Chiesa, anche se a volte la barca si è riempita d'acqua fino quasi a capovolgersi.[3]
Recentemente, il 4 marzo scorso, quando ho parlato con il cardinale Meisner di Colonia, egli era sereno, ma, al tempo stesso, ha espresso la sua determinazione a continuare il combattimento per Cristo e per le verità che ci insegna, in una linea ininterrotta, attraverso la Tradizione Apostolica.
La fedeltà del cardinale Meisner al suo ufficio di pastore del gregge, anche dopo la cessazione della carica di Arcivescovo di Colonia, è stata una straordinaria fonte di forza per molti altri pastori della Chiesa che lottano ogni giorno per guidare il gregge alla maniera di Cristo. Chissà perché mai molti pastori tacciono sulla situazione in cui si trova la Chiesa o hanno abbandonato la chiarezza del suo insegnamento per la confusione e l'errore, pensando erroneamente di affrontare in modo più efficace il collasso totale della cultura cristiana.

Il giovane pastore che mi ha posto la domanda sulla natura probabilmente apocalittica della presente temperie della Chiesa e del mondo ha parlato a partire da un'esperienza di sempre maggiori sfide per insegnare con integrità le verità di fede, mentre viene testimoniata una evidente mancanza di chiarezza e coraggio da parte della più alta autorità ecclesiale. Infatti, la cultura totalmente materialistica e relativista, abbracciata e sostenuta fortemente dai mezzi secolari della comunicazione e dalla lobby politica dell'agiatezza secolarizzata, incoraggia la confusione e la divisione nella Chiesa.

Qualche tempo fa, un cardinale a Roma ha commentato quanto sia bene che i media secolari non attacchino più la Chiesa, come avveniva così ferocemente durante il pontificato di papa Benedetto XVI. La mia risposta è stata che l'approvazione dei media secolari è per me, al contrario, segno che la Chiesa sta fallendo nella sua chiara e coraggiosa testimonianza al mondo per la salvezza del mondo. Di pari passo all'interesse dei nemici della Chiesa nel lodare e promuovere la confusione e l'errore all'interno della Chiesa vige anche una lettura politica mondiale del governo della Chiesa. Per gli architetti di una Chiesa secolare e politicizzata, coloro che presentano ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato sono ora i nemici del Papa. La dottrina e la disciplina, che insieme al culto sacro, sono i doni fondamentali di Cristo per noi, ora nella Chiesa sono considerate uno strumento di supposti rigidi fondamentalisti che cercano di ostacolare la cura pastorale dei fedeli, come è voluta da papa Francesco.

Siamo testimoni anche della deplorevole situazione dei membri della gerarchia che si accusano l'un l'altro pubblicamente di mondanità, al pari dei politici che si attaccano l'un l'altro per portare avanti la loro agenda politica. A questo proposito, la pienezza del potere (plenitudo potestatis) indispensabile per l'esercizio dell'ufficio del Successore di Pietro è falsamente rappresentata come potere assoluto, tradendo così il Primato del successore Pietro che è il primo tra noi nell'obbedire a Cristo vivente per noi nella Chiesa attraverso la Tradizione Apostolica. Le voci secolari promuovono l'immagine del Papa come riformatore rivoluzionario, cioè come colui che intraprende la riforma della Chiesa rompendo con la tradizione, con la norma della fede (regula fidei) e la corrispondente norma di legge (regula iuris). Ma l'ufficio di Pietro non ha nulla a che fare con la rivoluzione, che è soprattutto un termine politico e mondano. Come ha insegnato il concilio Vaticano II, il successore di Pietro "è la fonte e il fondamento perpetuo e visibile dell'unità dei vescovi e dell'intera società dei fedeli".[4]
La pienezza del  potere, l'esercizio senza ostacoli dell'ufficio del Romano Pontefice, servono proprio a proteggerlo da quel tipo di pensiero mondano e relativista che porta alla confusione e alla divisione. Inoltre gli permettono di annunciare e difendere la fede nella sua integrità. Nel descrivere ciò che è diventato quello che è conosciuto come "il potere delle chiavi", il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che esso è fondato sulla confessione da parte di Pietro di Nostro Signore come il Figlio di Dio Incarnato per la nostra eterna salvezza.[5] E dichiara:
Pietro, a causa della fede da lui confessata, resterà la roccia incrollabile della Chiesa. Avrà la missione di custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli.[6]
Quindi, è assurdo pensare che Papa Francesco possa insegnare qualcosa che non sia conforme a ciò che i suoi predecessori, ad esempio Papa Benedetto XVI e Papa Giovanni Paolo II, hanno insegnato solennemente. Per quanto riguarda le frequenti affermazioni di Papa Francesco, si è sviluppata una comprensione popolare che ogni affermazione del Santo Padre deve essere accettata come insegnamento o magistero pontificio. Certamente i mass media selezionano e  prendono tra le dichiarazioni di papa Francesco ciò che attesta che la Chiesa cattolica sta attraversando una rivoluzione e sta cambiando radicalmente il suo insegnamento su alcune questioni fondamentali della fede e specialmente della morale. La questione è complicata perché Papa Francesco sceglie regolarmente di parlare in modo colloquiale, sia durante le interviste rese in aereo, sia nei notiziari o nelle dichiarazioni a braccio a vari gruppi. In tal caso, quando si collocano le sue osservazioni nel corretto contesto dell'insegnamento e della prassi della Chiesa, si può essere accusati di parlare contro il Santo Padre.

Ricordo che uno degli eminenti padri della sessione straordinaria del Sinodo dei Vescovi, tenutosi nel mese di ottobre del 2014, mi si è avvicinato durante una pausa per dirmi: "Cosa sta succedendo? Chi di noi sostiene ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato è ora chiamato nemico del Papa?". Con la conseguenza che si è  tentati di rimanere in silenzio o di cercare di spiegare la dottrina con un linguaggio che confonde o addirittura contraddice la dottrina.

Sento il dovere di correggere la comprensione dei fedeli sull'insegnamento della Chiesa e sulle dichiarazioni del Papa col metodo di distinguere, come ha sempre fatto la Chiesa, le parole dell'uomo che è papa dalle parole del papa come vicario di Cristo in terra. Nel Medioevo, la Chiesa ha parlato dei due 'corpi' del Papa: il corpo dell'uomo e il corpo del Vicario di Cristo. Infatti, la tradizionale vestizione papale, in particolare la mozzetta rossa con la stola raffigurante gli Apostoli San Pietro e Paolo, rappresenta in modo visibile il vero corpo del Papa quando esalta l'insegnamento della Chiesa.

Negli ultimi tempi la Chiesa non è stata abituata a un romano pontefice che parli  pubblicamente in stile colloquiale. Infatti, c'è sempre stata grande cura, nel far sì che qualsiasi parola del papa destinata alla pubblicazione sia chiaramente in accordo con Il Magistero. Alcuni mesi fa, parlavo con un cardinale che, da giovane prelato, aveva lavorato a stretto contatto con il beato papa Paolo VI, predicatore di talento che spesso parlava senza un testo già preparato. Questi sermoni furono successivamente trascritti per la pubblicazione, ma Paolo VI non avrebbe mai permesso di pubblicare una delle sue prediche senza rivedere accuratamente il testo stampato. Come ha detto al giovane prelato : sono il Vicario di Cristo in terra e ho una responsabilità più grave di assicurarmi che nessuna mia parola possa essere interpretata in modo contrario all'insegnamento della Chiesa. Papa Francesco ha scelto di parlare spesso nel suo primo corpo, quello dell'uomo che è Papa. Infatti, anche nei documenti che in passato hanno rappresentato un insegnamento più solenne, egli afferma chiaramente che non sta offrendo insegnamenti magisteriali ma il suo pensiero. Tuttavia coloro che sono abituati ad un diverso modo di parlare papale vogliono fare di ogni sua affermazione Magistero. Ciò è contrario alla ragione e a ciò che la Chiesa ha sempre creduto. È semplicemente sbagliato e dannoso alla Chiesa ricevere ogni dichiarazione del Santo Padre come espressione dell'insegnamento papale o magistero.
La distinzione tra di due tipi di discorso del Romano Pontefice non è in alcun modo irrispettosa dell'Ufficio Petrino. Tanto meno costituisce inimicizia nei confronti di Papa Francesco. Infatti, al contrario, dimostra il massimo rispetto per l'Ufficio Petrino e per l' uomo a cui il Nostro Signore lo ha affidato. Senza la distinzione, potremmo facilmente perdere rispetto per il Papato o essere indotti a pensare che, se non siamo d'accordo con le opinioni personali dell'uomo che è romano pontefice, dobbiamo rompere la comunione con la Chiesa. In ogni caso, qualsiasi dichiarazione del Romano Pontefice deve essere compresa nel contesto dell'insegnamento e della pratica costante della Chiesa, affinché la confusione e la divisione dell'insegnamento e della pratica della Chiesa non entrino nel suo corpo a grande danno delle anime e grande danno dell'evangelizzazione del mondo. Richiamo le parole si San Paolo all'inizio della Lettera ai Galati, una comunità dei primi cristiani in cui si era diffusa grave confusione e divisione. Come buon pastore del gregge, San Paolo ha scritto le seguenti parole per affrontare la situazione più preoccupante: 
Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo![7]
Pur mantenendo saldamente la fede cattolica per quanto riguarda l'Ufficio Petrino, non possiamo cadere in un'idolatria del papato che renda ogni parola pronunciata dal Papa come dottrina, anche se viene interpretata in modo contrario alla stessa parola di Cristo, ad esempio, per quanto riguarda l'indissolubilità del matrimonio.[8] Piuttosto, con il Successore di Pietro, dobbiamo cercare di comprendere sempre e più pienamente la parola di Cristo, per vivere in modo sempre più  perfetto. 

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2017/08/il-messaggio-di-fatima-pace-per-il.html

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