Il nuovo verbo
don Elia. Il nuovo Verbo
Gli antichi ordini religiosi si basavano su forme concrete di vita che
incarnavano il Vangelo sotto un determinato aspetto; le congregazioni
più recenti, nell’Età moderna, si caratterizzavano invece per una sequela Christi
orientata ad uno specifico servizio caritativo. I fondatori, in ogni
caso, non facevano altro che rispondere ad una chiamata speciale da
parte di Dio, scoperta mediante un’esperienza di conversione o di vita
interiore particolarmente intensa. Tutto nasceva dai fatti – di origine
soprannaturale, sì, ma fatti. Gli attuali movimenti ecclesiali, invece,
sono stati per lo più generati da un’idea o da un progetto: non c’è
anzitutto l’esperienza di qualcuno che, lasciandosi afferrare
dall’iniziativa divina, ha cercato di vivere il Vangelo in modo
radicale, ma un’intuizione personale con cui lo si interpreta in una
certa chiave e si elabora poi un sistema di pensiero o, più
semplicemente, una visione della Chiesa e del mondo.
In questo contesto non è più il Vangelo ad avere il primato, ma il nuovo
Verbo del fondatore, come una lente attraverso la quale si legge il
primo e un criterio che imposta la vita. Nella coscienza di un adepto,
inoltre, non è più l’autorità ecclesiastica ad avere il compito di
valutare le nuove proposte, ma le idee del guru-fondatore a giudicare
quella, mentre il movimento assurge a modello unico per la Chiesa
intera, che per essere autentica e sana dovrebbe conformarvisi: «Se
tutti la pensassero come noi e facessero la nostra stessa esperienza, la
Chiesa sarebbe finalmente ciò che deve essere». Dato che, molto spesso,
nella stessa diocesi e nella stessa parrocchia sono presenti più
movimenti, si pone il problema di “fare unità”: ecco allora che si
organizzano incontri a scopo di conoscenza reciproca ed eventi che diano
l’opportunità di mettere in contatto “carismi” diversi – oppure, molto
più pragmaticamente, si appaltano le diverse attività e celebrazioni
ripartendole equamente fra tutti, a seconda delle “specialità”.
È così possibile, fra l’altro, assistere in certe occasioni a Messe
“ecumeniche” in cui i rappresentanti di ogni organizzazione propongono
qualcosa di caratteristico: un canto, un gesto, un’animazione… Il novus ordo,
in fin dei conti, è un contenitore in cui si può infilare di tutto,
vista pure la sua scarna secchezza e il categorico appiattimento
rituale; ci sono anzi buone ragioni per credere che proprio i fantasiosi
contributi dei movimenti abbiano permesso di durare così a lungo a un
prodotto artificiale talmente legato all’epoca del suo confezionamento
da essere invecchiato nel giro di pochissimi decenni. Anche molti membri
di ordini e congregazioni religiose che, grazie al “rinnovamento
conciliare”, sono sprofondati in una crisi spaventosa hanno “salvato” la
propria vocazione grazie ai nuovi cammini suscitati dallo “Spirito”,
reinterpretando il carisma del fondatore e la missione del loro istituto
alla luce delle nuove esperienze… che corrispondono ovviamente a quelle
delle origini, poi messe al bando dal legalismo farisaico.
Questa disposizione a rileggere e giudicare tutto a partire dalle idee
di qualcuno risale, in definitiva, a quell’evento a causa del quale –
per dirla con le sofferte parole di un eremita – la Chiesa Cattolica è
entrata in un buco nero dal quale non riesce più ad uscire. Questo non
era certo nelle intenzioni di chi convocò la grande assise, ma di fatto
coloro che ne presero il controllo vollero ridefinire e rifare tutto,
nella Chiesa, in base ai princìpi della nouvelle théologie. Forse
ci sarebbe voluto un pizzico di prudenza in più unita a salutare
fermezza, piuttosto che l’incauto ottimismo che faceva presagire una
“primavera” religiosa. In ogni caso, è successo – e da allora il
cattolico medio ha una nuova forma mentis, mediamente non
cattolica… Il laico impegnato nei movimenti, invece, vede di solito la
realtà attraverso la feritoia dei “valori” che gli hanno inculcato:
tutto ciò che cade fuori della sua ristretta visuale semplicemente non
esiste o, se per accidente lo vede, è semplicemente irrilevante. Cristo è
l’idea che se ne è fatta il fondatore o eventualmente, per i più
istruiti, questo o quel teologo à la page. Vogliamo curare la
Chiesa con lo stesso virus che l’ha fatta ammalare? L’omeopatia
spirituale, che io sappia, non l’hanno ancora inventata.
Se parlo con tanta sicurezza è semplicemente perché, da quando ho
lasciato la mia famiglia per mettermi al servizio del buon Dio, più di
trent’anni fa, ne ho viste e sentite letteralmente di tutti i colori
nella Chiesa Cattolica: dall’estrema sinistra rivoluzionaria all’estrema
destra tradizionalista, passando per le varie sfumature intermedie, ho
mio malgrado conosciuto praticamente di tutto, non sempre per esperienza
diretta – cosa che non è comunque possibile – ma almeno per contatti o
informazioni sufficienti a farsi un’idea adeguata delle diverse
posizioni. In tutto questo ventaglio di esperienze estremamente
variegate, non ho ancora trovato un posto in cui poter dire: «Qui va
bene, non ci sono problemi (troppo) gravi». Non farò per questo l’errore
di idealizzare il monachesimo russo, ma non posso negare che esso
eserciti su di me, da parecchi anni, un fascino magnetico che solo il
fatto della millenaria divisione vale a frenare.
Confesso di avere ormai la nausea per la squallida farsa che da mezzo
secolo si recita in casa nostra e di non avere più la minima stima per i
commedianti che si ostinano a trascinarla stancamente, quasi tutti
lamentandosi monotonamente per l’attuale stato di cose, ma senza voler
ammettere di aver sbagliato strada e di dover radicalmente cambiare. La
maggior parte, anzi, continua a lasciarsi stolidamente incantare dalle
sirene spirituali del momento: che sia il cappuccino carismatico, lo
pseudomonaco mediatico o il defunto cardinale eretico, si tratta solo di
ignobili mistificatori che hanno condotto il popolo cristiano e le sue
guide dritto nelle sabbie mobili di una falsa spiritualità,
tendenzialmente gnostica, in cui il Sacrificio redentore non ha più
alcuna rilevanza (anzi non viene più nemmeno nominato) e la vita morale
non deve assolutamente entrare (anzi è bandita come fariseismo tout court).
Il successo strepitoso del falso profeta è stato preparato da questi e
altri personaggi, assurti a maestri indiscutibili di un nuovo e
gelatinoso Verbo.
Se la Provvidenza ha permesso lo scisma del 1054, lo ha fatto forse in
previsione dei tempi odierni, perché una parte della Chiesa si
mantenesse indenne dall’apostasia modernista. Se anche il Patriarca di
Costantinopoli, purtroppo, sembra essersi accodato al corteo
dell’imperante ecologismo chiesastico, in fondo ateo e naturalista, la
parte più numerosa dell’Ortodossia, uscita da una spaventosa
persecuzione dai tratti apocalittici, mantiene salda la fede dei Padri,
almeno nella sostanza. La rinascita del monachesimo, in seno al
Patriarcato di Mosca, ha semplicemente del prodigioso. Nonostante i
ripetuti e feroci tentativi di estinguerlo, ha mantenuto vive le
tradizioni degli antichi asceti, dei venerati padri spirituali, dei folli in Cristo, dei taumaturghi che leggono nei cuori e toccano la coscienza anche dei più convinti nemici di Dio…
Per
far conoscere questo mondo diverso, fantasticamente reale, in cui il
Cielo è di casa e le sue meraviglie all’ordine del giorno, non posso
fare a meno di consigliare la salutare lettura di un libro straordinario
che lo descrive in presa diretta, in modo franco e realistico, senza
dissimularne le asperità e le durezze, ma facendo comunque risplendere
la luce soprannaturale che da esso emana. È un’umanità a tutto tondo,
autentica, di carne e sangue, che emerge dalle storie vissute che vi
sono raccontate, ma al tempo stesso un’umanità trasfigurata dalla
preghiera e dalla grazia. Niente a che vedere con gli spettri nutriti di
concetti astratti che girano da noi, che hanno perso ogni contatto con
sé stessi e con la realtà oggettiva, smarriti come sono nel loro mondo
virtuale di idee bislacche. Come dono pasquale, eccovi una bella recensione del libro,
che vi farà certamente decidere di acquistarlo su due piedi e di
divorarlo avidamente – ma non senza meditare seriamente le vivide
lezioni che ci danno questi testimoni dell’unico Verbo, sempre uguale e
sempre nuovo. Christòs voskrése! Vo ìstinu voskrése! Cristo è risorto! È veramente risorto!
Commenti
Posta un commento