La Digos indaga. Per favore, almeno non perdiamo il senso del ridicolo

Su quali reati? Al più, si tratta di un caso di affissione abusiva. Nell’ansia del conformismo si perde la testa e si fa la figura dei buffoni.
di Paolo Deotto
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Non commento il manifesto apparso per le strade di Roma; l’ha già fatto più che bene il nostro Marco Manfredini, nell’articolo pubblicato oggi su Riscossa Cristiana.
Mi ha colpito invece una notizia che ho letto su ANSA: “Sulla vicenda sono in corso indagini della Digos di Roma”. Ma, signori miei, non è possibile smetterla con quest’ansia di fare buffonate?
La sigla DIGOS sta per “Divisione investigazioni e operazioni speciali”. Roba seria, insomma. Infatti il sito della Polizia di Stato ci spiega che la “La Digos è composta da una o più sezioni Informative, a seconda della grandezza e da una o più sezioni antiterrorismo. Le Sezioni Informative svolgono la loro attività negli ambiti delle pubbliche manifestazioni sportive e di piazza (manifestazioni politiche, cortei, concerti), per garantirne il regolare svolgimento e seguono ogni fenomeno sociale che possa creare pericoli per la sicurezza e l’ordine pubblico. La Sezione Antiterrorismo si occupa delle attività investigative finalizzate al contrasto dei reati di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico”.
Insomma, apprendiamo dalla più importante agenzia di notizie che per un caso di affissione abusiva di manifesti sta indagando, nientemeno, il più importante ufficio di Polizia, quello che si occupa addirittura di difenderci contro il terrorismo e la sovversione, contro i tumulti di piazza e i disordini di vario genere.
Non è che qualcuno ha perso la bussola? E non ci riferiamo certo ai poliziotti, verso i quali abbiamo sempre manifestato la nostra ammirazione e gratitudine per il lavoro duro e fedele che fanno a tutela di tutti noi. Ci riferiamo ai responsabili che stanno lassù, nell’empireo romano, e dai quali certamente sarà provenuto l’incredibile ordine di mobilitare la Digos per un caso di affissione abusiva.
Già, perché qui c’è subito una faccenda da chiarire: non siamo in presenza di alcun reato, ma, al più, di un illecito amministrativo. Nessuno può affiggere manifesti dove e come gli pare, ma deve farlo attraverso il servizio di Affissione Comunale, pagando anche i relativi oneri.
Non c’è il reato di diffamazione (che tra l’altro è perseguibile solo a querela della persona offesa), per l’ottimo motivo che il manifesto dice cose vere. Anzi, dice solo alcune delle cose, peraltro arcinote, tra le moltissime fatte da Bergoglio. Se qualche lettore, dotato di cultura giuridica, può spiegarmi la pericolosità sociale e l’ipotesi di reato che scaturiscono dalla pasquinata in oggetto, gliene sarò molto grato.
E allora?
Abbiamo , nel governo Gentilrenzi, un brillante ministro dell’Interno, che alla sua prima uscita pubblica dimostrò tutto il suo acume rendendo noti nome e cognome e reparto di appartenenza di due poliziotti che a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, avevano ucciso in un conflitto a fuoco un terrorista. E che ci ha messo un mese e mezzo (la notizia è di ieri) per disporre il trasferimento in altra sede dei due agenti, senza comunicare – Deo gratias! – la nuova sede.
Insomma, ci par di capire che l’uomo al quale è affidata la sicurezza degli italiani abbia un modo che potremmo definire “tutto suo” di metabolizzare gli avvenimenti e capirli fino in fondo. E scriviamo così perché siamo personcine garbate.
È lecito pensare che sia scattato un meccanismo di questo tipo: compare un manifesto “contro” Bergoglio (e ribadiamo, è un “contro” molto discutibile, perché dice cose vere). Il potere politico va in crisi d’ansia: urca, si manca della dovuta riverenza a Bergoglio, uno degli elementi più importanti di quel potere spietato che siamo chiamati a difendere e che ci assicura poltrone & prebende (almeno per ora…). Dobbiamo mostrarci quanto mai zelanti!
E si crolla nel ridicolo. Si mobilita la Digos perché qualche mattacchione ha fatto una pasquinata. Affissione abusiva. Gli stessi uomini che spesso rischiano la vita per reprimere reati gravissimi vengono mobilitati per scoprire chi ha fatto marameo al CEO di Santa Marta.
Cari signori, che da Roma dirigete la Nazione, può un signor nessuno come il sottoscritto rivolgervi una preghiera? Eccola: siamo un Paese finito, né sto a elencarvi tutti i disagi morali, economici, pratici in cui vive il cittadino italiano. Ci avete portato via tutto, ci avete lasciato in mutande, e non solo per modo di dire.
Concedeteci almeno di non fare l’ennesima figura di una Nazione di buffoni di fronte al mondo. Lasciateci almeno la dignità e lasciatela a quegli uomini, quei poliziotti, che sottopagate, che non tutelate, che proteggono tutti noi e anche voi.
Incaricare la Digos per un caso di affissione abusiva? Ma siamo matti? No, purtroppo. La follia potrebbe essere una giustificazione. Siamo, nelle alte sfere, affetti da un conformismo e un servilismo avvilenti. Se uno degli uomini di punta, uno dei potenti del sistema viene anche solo sfiorato dalla critica (peraltro, in questo caso, fatta con toni goliardici), si va in tilt, scatta la difesa spropositata e si crolla nel ridicolo.
Ridiamo le dimensioni giuste ai fatti. E ripeto: ci avete ormai portato via tutto. Volete lasciarci almeno la dignità?

https://www.riscossacristiana.it/la-digos-indaga-per-favore-almeno-non-perdiamo-il-senso-del-ridicolo-di-paolo-deotto/

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