Ma le loro piccole anime, alle quali tu hai impedito di conoscere il giorno della luce, ti rimproverano.

«Hai detto bene. Non hai marito. Hai avuto cinque uomini ed ora hai teco uno che non ti è marito. Era necessario questo? Anche la tua religione non consiglia l'impudicizia. Il Decalogo lo avete voi pure. Perché allora, Fotinai, tu vivi così? Non ti senti stanca di questa fatica di essere la carne di tanti e non l'onesta moglie di uno solo? Non ti fa paura la tua sera, quando ti troverai sola coi ricordi? Con i rimpianti? Con le paure? Si. Anche quelle. Paura di Dio e degli spettri. Dove sono le tue creature?». La donna abbassa del tutto il capo e non parla. «Non le hai sulla Terra. Ma le loro piccole anime, alle quali tu hai impedito di conoscere il giorno della luce, ti rimproverano. Sempre. Gioielli... belle vesti... casa ricca... nutrita mensa... Si. Ma vuoto, e lacrime, e miseria interiore. Sei una derelitta, Fotinai. E solo con un pentimento sincero, attraverso il perdono di Dio, e per conseguenza il perdono delle tue creature, puoi tornare ricca». «Signore, io vedo che Tu sei profeta. E ne ho vergogna...». «E del Padre che è nei Cieli non ne avevi vergogna quando facevi il male? Non piangere di avvilimento davanti all'Uomo... Vieni qui, Fotinai. Vicino a Me. Io ti parlerò di Dio. Forse non lo conoscevi bene. E per questo, certo per questo, tu hai tanto errato. Se avessi conosciuto bene il vero Dio non ti saresti avvilita così. Egli ti avrebbe parlato e sorretto...».

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